La Resistenza italiana è stata in gran parte raccontata al cinema da molti film neorealisti: noi invece proviamo a parlare di qualcos’altro.
Molti tra noi avranno visto Roma città aperta. Sarebbe un po’ troppo scontato parlarne, dato che il film è una sorta di manifesto neorealista della Resistenza, tuttavia è importante precisare una cosa una volta per tutti: «città aperta» significa «città occupata» dai nazisti, non città liberata o accogliente. Con quel periodo della storia non tutto è come sembra: voci e interpretazioni continuano ad accavallarsi ancora oggi e certe volte i cineasti hanno avuto il bisogno di spiegare determinate scelte.
È accaduto con Miracolo a Sant’Anna, mediocre film di Spike Lee che racconta una storia per la verità abbastanza avvincente, se non fosse così tanto ammantata di retorica: un bimbo sfugge a un eccidio nazista e viene salvato da alcuni militari statunitensi. La vicenda, che prende spunto dall’eccidio di Sant’Anna di Stazzema, è ovviamente molto romanzato, tuttavia l’analfabetismo funzionale della gente ha fatto sì che all’inizio si dovesse aggiungere un disclaimer di spiegazioni. Come se a ogni Mission Impossible dovessimo leggere: «No Tom Cruises were armed in the making of this film».
Messe da parte le facezie, vi dico 5 film che parlano (anche) di Resistenza e che vale la pena rivedere oggi. Il primo è un film un po’ complesso: la prima volta che l’ho visto, forse perché ero molto più giovane e dallo stomaco più forte, non mi ha impressionata. Oggi provo, nel rivederlo, quasi un dolore fisico. La pellicola di cui parlo è Salò o le 120 giornate di Sodoma di Pier Paolo Pasolini, la storia di un gruppo di gerarchi che, sequestrati i figli di alcuni partigiani, di ritirano in una villa per dedicare gli ultimi scampoli della dittatura fascista a sadismo e torture, perché
Non c’è nulla di più contagioso del male.
Due film più recenti sull’argomento Resistenza sono particolarmente interessanti. Non solo perché entrambi tratti da romanzi, ma anche perché, rispetto al momento in cui Pasolini girava Salò, la passione politica della diatriba si è spostata su un piano ben diverso. Pasolini operava in una società consapevole di quello che era avvenuto tra le parti durante la Seconda Guerra Mondiale, e la società era a sua volta divisa in modo altrettanto duale e manicheo. Oggi le cose sono molto differenti e spesso si finisce una discussione su questi argomenti alla mera chiacchiera da bar, spostata naturalmente sui social network. Questi due film di cui vi accennavo sono Una questione privata dei fratelli Taviani e I piccoli maestri di Daniele Luchetti, ispirati rispettivamente agli omonimi romanzi di Beppe Fenoglio e Luigi Meneghello.
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Prende le mosse da un’amicizia iniziata proprio durante la Resistenza C’eravamo tanto amati di Ettore Scola, una pietra miliare del cinema italiano che ripercorre la storia della nazione dalla Liberazione appunto fino agli anni ’70. Non possiamo non citare infine I due colonnelli di Steno, con un divertentissimo e al tempo stesso commovente Totò che decide da quale parte vuole stare nonostante la divisa, e si oppone ai nazifascisti in una ormai celeberrima scena che fa riferimento alla carta igienica. Ricordatevela ogni volta che vi si dice che «i nazifascisti eseguivano soltanto gli ordini».
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