C’è un locale, in provincia di Lecce, una piccola osteria il cui futuro è incerto a causa delle limitazioni imposte dall’epidemia di coronavirus. Quel locale è un potente richiamo per i turisti dell’entroterra idruntino, ma anche per gli artisti del posto. E al pensiero che tutto potrebbe cambiare, ho scritto una poesia.

«Let’s raise a glass
Or two
To all the things I’ve lost on you»
(LP)

C’è un luogo
fatto di risate
di chiacchiere
                      intelligenti
di musica stonata
dopo un certo numero di bicchieri di vino
(che chiameremo x).

In quel luogo
puoi essere chi ti pare
puoi anche star fermo
                                   ascoltare
perché in fondo al bicchiere o alla caraffa
puoi sempre vederci te stesso
(e il tuo volto è contornato di facce amiche).

C’è un luogo
o forse c’era
non sappiamo ci sarà
– tutto è sospeso
su un filo intrecciato
con le deboli venature di un mandarino.

Amore e condivisione
saranno solo un ricordo?
Lasciateci brindare
                              per ora
finché l’oste ci riempie il bicchiere
finché le polpette saranno in caldo
finché i fagioli bolliranno in pignatta
finché gli amici saranno quei commensali 
che non abbiamo mai conosciuto.

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