L’epidemia di Covid-19 sta costringendo molte manifestazioni collaudate a saltare, rimandare o ridurre le loro dimensioni. Quest’ultimo è il caso del Mercatino del Gusto di Maglie.

Una delle cose che conosco molto bene è il Mercatino del Gusto di Maglie. L’ho seguito in molte edizioni, non in tutte, sia come giornalista sia come “gustatrice”. E le polemiche social che ho letto per il suo ritorno in questi giorni le ho trovate ingiuste e scorrette. Il Mercatino ci sarà, dall’1 al 5 agosto come ogni anno dal 2000 a questa parte, ma avrà delle dimensioni molto differenti.

Da quello che si evince dal comunicato, gran parte delle bancarelle per le strade non dovrebbero esserci, con l’eccezione di quei luoghi che risultano naturalmente recintati – come Palazzo De Marco, dove ci saranno alcuni degli espositori previsti dello street food – o che si possono transennare in qualche modo – come il marciapiede che ospita la statua a Francesca Capece, che anche quest’anno darà spazio alla Piazza del Vino.

Ampio spazio sarà dato ai laboratori, che a mio avviso rappresentano la parte più autentica del Mercatino del Gusto. Capisco che si tratta di una vetrina e che le esposizioni in bancarella sono fondamentali per i produttori, per far conoscere il proprio prodotto in loco e tra i turisti. Ma chiaramente le bancarelle possono essere fonte di assembramenti e sono da evitare in questo periodo della nostra vita, finché non avremo un vaccino.

Perché credo che i laboratori siano la parte più vera del Mercatino? Frequentare un evento del genere non significa andare a una sagra dove potersi ingozzare (con tutto il rispetto per le sagre). Il cibo non può essere qualcosa da dare per scontato, ma oggi più che mai dobbiamo pensare a esso come una filosofia di vita. Questa filosofia si traduce in alimenti sani, buon beverage, sapori che sanno distinguersi, filiere corte, coltivazioni biologiche, produzioni tradizionali accompagnate dalle conoscenze tecniche e scientifiche che abbiamo oggi. Si tratta di argomenti di cui tutti ci ritroviamo a parlare prima o poi ma che in realtà non sempre conosciamo o comprendiamo a fondo. I laboratori del Mercatino servono a questo: conoscere, capire. E, da quella che è la mia esperienza, non sono mai luoghi troppo affollati. Mi sono interrogata sul fenomeno e forse è un segno dei tempi: non siamo portati alla riflessione.

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È per questo, fondamentalmente, che io dico sì al Mercatino del Gusto, nonostante il periodo sia quello che è. So che saranno rispettate tutte le prescrizioni, e altrimenti non potrebbe essere in una manifestazione in cui la filosofia è una: mangiare bene per stare bene. Ma cosa c’è da aspettarsi per questa edizione?

Nei laboratori in particolare si affronteranno temi come lo spreco alimentare, la semplicità di ingredienti come l’uovo, i formaggi, il vino, le birre, le paste artigianali, le carni pugliesi, la cultura del pesce crudo giapponese che si confronta con la lunga, analoga tradizione pugliese.  

Oltre ai laboratori, allo street food e alla Piazza del Vino cui ho accennato, ci saranno anche le annuali Cene in Villa – in cui in tempi non sospetti c’era già il distanziamento sociale, poiché un luogo all’aperto in cui lo spazio lo permette. E ci sarà anche il Caffè Letterario. Il tema portante di quest’anno è Top & Pop Life.

Se il binomio Top & Pop può sembrare un ossimoro – si legge nel comunicato – in realtà rivela una profonda innovazione concettuale, un rimescolamento, un’ibridazione di modi e codici: il fine dining che si veste di pop, la qualità eccelsa, la ricerca, la perfezione stilistica che assumono linguaggi popolari e giovanili per proporsi in contesti “altri” e modalità pop.

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