Realizzare un cocktail perfetto non è semplice, e occorrono gli attrezzi giusti.

di Paolo Merenda

Abbiamo già parlato di come un bar possa diventare la propria chiesa e di come lo hanno portato in musica, con fortune alterne, Morgan e Bugo a Sanremo. Quindi, ci sono riti da rispettare anche dietro al bancone. A volte ci si chiede quali fasi ci siano dietro ogni lavoro, ma per quello del bartender, tranne ovviamente l’acquisto delle bottiglie, lo si può vedere ogni giorno. Basta chiedere un cocktail e ammirare lo spettacolo.

I gesti, le proporzioni fatte col misurino dosatore oppure a occhio (ma anche in questo caso perfette), e per i bartender acrobatici, anche bottiglie lanciate in aria e prese a testa in giù per versarne direttamente il contenuto nel bicchiere o nello shaker, sono parte del lavoro, ma anche dell’arte, che ogni giorno si sprigiona in un bar.

Ma cosa serve per creare il cocktail perfetto? Tanta tanta esperienza, ovviamente, ma anche gli attrezzi giusti. E cominciamo appunto dal già citato shaker.

Lo shaker è la base, il contenitore in acciaio o in altri materiali in cui molti ingredienti, ghiaccio compreso, vengono versati. Il classico gesto di shakerare un cocktail, dal margarita ai più complessi, è stato ripreso in molti film, libri e anche canzoni, simulando oltretutto il rumore del ghiaccio che batte contro le pareti interne. In commercio ce ne sono diversi, e ognuno di loro ha una caratteristica particolare che mantiene intatte le peculiarità degli ingredienti.

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Lo strainer è altrettanto importante, e serve nella fase successiva: se lo shaker non ha un coperchio con filtro, o non lo si può usare per la densità del cocktail, lo strainer diventa indispensabile. Il suo utilizzo principale verte sull’isolare il ghiaccio, che ormai non serve più, dalla parte liquida. In pratica, dopo aver shakerato, bisogna riempire il bicchiere senza aggiungere il ghiaccio, il cui utilizzo nella prima fase è fondamentale, ma adesso va tolto. Quindi, questa sorta di colino con una molla sul bordo, viene fatta aderire allo shaker. Si versa, et voilà, il ghiaccio rimane fuori dai giochi.

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Il long spoon, un lungo cucchiaino col manico sottile, si usa come un normale cucchiaino dopo aver versato il cocktail nel bicchiere, in caso bisogna aggiungere qualche altro ingrediente e farlo amalgamare al resto. Per venire incontro alla parte visiva della preparazione di un cocktail, in vendita si trovano di tutte le forme e materiali, anche se quelli in acciaio sono tra i più diffusi.

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Ecco, ora abbiamo il cocktail, ma un secchiello con pinza va tenuto sempre di fianco: se occorrono uno o due cubetti di ghiaccio finali, per mantenere la temperatura del cocktail fredda, dove prenderli in pochi secondi? In commercio quindi ci sono questi secchielli con pinza, per arpionare il ghiaccio. Diversi tipi hanno un’interessante filtro quasi sul fondo del secchiello, lasciando uno spazio tra la base del secchiello e il filtro stesso. Se avete mai portato del ghiaccio a tavola in un secchiello di fortuna, ne avrete anche capito il motivo: sciogliendosi, i cubetti navigano nella loro acqua, velocizzando sempre più lo scioglimento di tutto il contenuto. Il filtro invece isola l’acqua dei cubetti sciolti da quelli solidi e freddi, nella parte superiore.

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Dopo tutto questo lavoro, infine, è proprio il caso di gustarsi un bel cocktail, al bar, a casa propria, di amici o dove si vuole. Basta che sappia di buono.

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