Patrick Swayze ci ha lasciato un’enorme eredità artistica assai variegata.

Il 14 settembre 2009 moriva a causa di un cancro al pancreas, lo stesso male che aveva ucciso suo padre, anche lui giovane, Patrick Swayze. L’attore aveva 57 anni ma era già diventato un mito del cinema grazie alle pellicole più varie. Noi però ne abbiamo scelto 4 particolarmente esemplificative, escludendo Ghost che non mi ha mai fatta impazzire troppo e Il duro del Roadhouse, pellicola preferita da Peter Griffin.

Dirty Dancing
Eh sì, ci piace sparare sulla Croce Rossa. La verità è che questo non è un filmetto adolescenziale, ma al netto della storia della teenager che perde la verginità col proprio maestro di ballo, ma una pellicola che parla di lotta di classe, sebbene i tempi non fossero abbastanza maturi per ampliare un certo discorso sull’inclusione, ad esempio, degli afroamericani, che in Dirty Dancing sono posti sullo stesso gradino dei bianchi poveri e proletari. E poi è un film che piace tanto a Barney Stinson. #damnswayze

Ne è stato realizzato un sequel con Swayze in un cameo, ma è completamente anacronistico, perché è ambientato anni prima delle vicende che vedono protagonisti Baby e Johnny Castle. Però c’è Diego Luna, che merita sempre.

Point Break
È un film d’azione molto particolare, che mette lo spettatore al centro di un dilemma: cos’è il bene e cos’è il male? Ma soprattutto: che cos’è la libertà? Qui Swayze interpreta Bodhi, un rapinatore-surfista molto spirituale. E anche decisamente affascinante. Per Swayze, come per altri attori pieni di fascino, questo ha rappresentato una sorta di maledizione e probabilmente in vita forse non gli è stato riconosciuto completamente il giusto. Nel cast anche Keanu Reeves, un altro attore il cui talento è di gran lunga superiore alla sua bellezza. E la sua bellezza è davvero tanta.

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A Wong Foo, grazie di tutto! Julie Newmar
È una deliziosa commedia sulla scorta di Priscilla – La regina del deserto, che però solo apparentemente è disimpegnata rispetto al suo archetipo australiano. Si tratta un film a tematica Lgbtqai* che porta lo spettatore nel mondo delle drag queen, tra discriminazioni, violenze e la difficoltà di essere donna in un mondo di uomini. La commedia fa sorridere, ma soprattutto risveglia il senso di giustizia dello spettatore. Anche quando egli possa essere alle prese con la consapevolezza che

tutto si riduce a quella questioncina vecchia come il cucco: stile… o sostanza?

Donnie Darko
Può un attore bello bello bello in modo assurdo interpretare un cattivo? La risposta è sì, perché in questa pellicola Swayze interpreta un personaggio che inizialmente si rivela fastidioso, ipocrita e bigotto, ma alla fine si scopre essere davvero malvagio. Lo sviluppo del personaggio di Swayze, un pedofilo che di giorno fa il life coach nelle scuole, è particolarmente interessante, soprattutto perché nel montaggio conclusivo Richard Kelly ce lo mostra dilaniato dai sensi di colpa e forse nell’incapacità di cambiare nonostante c’è chi, come il lungimirante protagonista, può correre alla fine della storia per svelare il finale.

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