Tutte le volte che ci sono le elezioni, io rivedo Bianco, rosso e Verdone. E stavolta mi tocca un po’ più da vicino.
In questi giorni sono tornata al mio paese per votare. Come fanno i tre personaggi interpretati da Carlo Verdone in Bianco, rosso e Verdone. Anche se a volte sono rompiscatole e qualcuno potrebbe identificarmi con Furio, io mi sento molto più Mimmo (tra l’altro la sua storyline è fantastica, e sul finale struggente). Se non avete mai visto questo film, è attualmente su PrimeVideo.
Ma io oggi mi voglio concentrare su un personaggio in particolare di questo film: Pasquale Amitrano. Verdone tratteggia in maniera realistica e un po’ grottesca questo emigrante che dalla Germania compie un lungo viaggio in auto, sulla sua Alfetta, fino a Matera, per votare. Amitrano è interessante perché si deve scontrare con la realtà e con la propria ingenuità: il suo viaggio rocambolesco però disvela il fatto che sia un emarginato. Guardato con sospetto dalla moglie, fa scena muta al bar degli amici emigrati e incetta di paccottiglia in Autogrill, e l’Italia che si ritrova a riscoprire è un’Italia che non gli rende giustizia. E a tratti, pur tra le tante risate, è quasi angosciante, perché Amitrano non ha un luogo, non ha casa. L’Italia non è più casa sua, la Germania non lo sarà mai.
Per quasi tutto il film, Amitrano si limita a fischiare, a comunicare con il linguaggio non verbale o con dei versi, sebbene eloquenti. Ma alla fine ha uno sfogo proprio al seggio elettorale, dopo un’interminabile decisione di voto. E ho pensato a quante volte nella mia vita mi sono ritrovata, pur avendo una passione politica ben precisa, ad avere dei dubbi su cosa e chi votare, a quante volte, pur abbracciando uno schieramento, mi sono dovuta turare il naso di fronte a un candidato sindaco o a un candidato presidente regionale, o viceversa di fronte a una lista che non incontrava il mio consenso quanto il candidato sindaco o presidente. Questa volta però non è accaduto, per la prima volta non ho avuto dubbi. E poi, subito dopo il voto, sono andata via, in fibrillazione.
La fibrillazione è un’emozione strana, perché è eccitazione mista a paura. Un singolo voto può sembrare non significare nulla di fronte al voto di un’intera comunità. Eppure è quello che abbiamo. E al massimo, se proprio non siamo d’accordo con l’intero sistema, possiamo fare come Pasquale Amitrano e dire la nostra. Magari in maniera un cicinino più comprensibile.