Quest’anno sarà per molti un San Martino diverso, in solitudine, ma questo non significa che non ci si possa coccolare da soli.
Cosa preparate di solito voi a San Martino? Per chi non lo sapesse, si tratta di una tradizione salentina: essendo il Salento una terra legata ai cicli dell’agricoltura e della trasformazione dei prodotti agricoli, l’11 novembre più o meno è il giorno in cui il mosto diventa vino e, per la precisione, diventa gustosissimo vino novello. Per non trovarmene sguarnita, proprio nei giorni scorsi ho chiamato la mia enoteca di fiducia e me ne sono fatta spedire due casse. Vi consiglio di fare come me se potete. Parliamo di quanto la piccola imprenditoria vada sostenuta anche e soprattutto di questi tempi e io credo che i commercianti che sanno fare bene il proprio lavoro debbano essere premiati con sempre più acquisti.
Stasera non farò nulla, e non solo perché c’è il coprifuoco: l’alternativa ci sarebbe e non sarebbe affatto male, cioè trascorrere il San Martino in famiglia, noi tre. Ma domani lavoro e mi alzo presto, per cui niente vino e niente cibi in abbondanza. Però magari qualcuno di voi, pur in famiglia, organizzerà qualcosa per stasera. Ecco cosa metterei in tavola io io, insieme agli immancabili finocchi crudi, noci e clementine di stagione. Ovviamente le castagne arrostite concludono tutto di solito.
Le pittole
Mi piacerebbe riuscire a farle con la patata americana come faceva mia nonna, ma è una partita persa in partenza. Io le faccio così: prendo un piccolo lievito di birra, lo sciolgo in acqua tiepida e ci aggiungo un po’ di farina 00, quanto basta per far diventare la pasta molliccia. Ci aggiungo anche un cucchiaio di sale e un pizzico di zucchero e copro il tutto con una coperta di lana (dopo aver foderato la coppa con la pellicola). Lascio lievitare e poi friggo tutto in abbondante olio di semi di arachide, dividendo la pasta in cucchiaini, in modo che si formino delle palline.
Gli ‘mbruscatizzi
Quest’anno sono davvero impossibili, perché sono lontana dalla Puglia. Mia mamma stende il budello su un piano e vi adagia fegato e cuore, farcendo con prezzemolo, sale e pepe nero, avvolgendo tutto a formare un involtino. Di solito, che sia estate o inverno, li cuociamo nel camino.
I peperoni con la mollica
Questi sono un po’ diversi da quelli di mia mamma, che usa i capperi che io odio. In una pignatta di ceramica, rosolo con olio evo una cipolla tritata e vi aggiungo un tot di peperoni puliti e tagliati a cubetti, aggiustando di sale. Quando il tutto sembra appassire, ci spruzzo un po’ di aceto, magari abbassando prima la fiamma e poi rialzandola. Pochissimi minuti prima della fine, ci aggiungo del pane sbriciolato.
Le melanzane arrostite
Semplici semplici: si lavano le melanzane e si tagliano a fette. Le si cuoce su di una padella in ghisa, aggiustando di sale. Le si impiatta tra rondelle d’aglio, foglie di menta e un po’ d’aceto qua e là (io spruzzo quello balsamico).
Le batate fritte
A proposito di patate americane. A San Martino, ma anche in una qualsiasi sera d’autunno, mia mamma quando ero piccola, mi preparava le patate americane fritte. Basta pulirle, tagliarle a rondelle e friggerle. Quando si impiattano, si cospargono di zucchero semolato. Però vi avverto: è una brutta botta per la glicemia.