Tutti i cinefili conoscono Ricomincio da capo, ma forse alcuni di noi stanno vivendo l’eterno Giorno della marmotta nella nostra vita di adulti.

Nel 1993, Harold Ramis girò Ricomincio da Capo (il titolo originale è Groundhog Day, cioè Giorno della Marmotta appunto). Il film, interpretato da Bill Murray e Andie McDowell, con piccoli ruoli di Chris Elliott, Stephen Tobolowsky e un piccolo cameo dello stesso Ramis, parlava di un giornalista ambizioso, Phil Connors, che si ritrovava a vivere la stessa giornata ancora e ancora. (Segue spoiler). Abbandonare l’egocentrismo lo aiuta finalmente a uscire dal suo loop temporale.

Il film è un vero e proprio stracult, che è riuscito a farsi strada nel tempo nel cuore dei cinefili attraverso una serie di situazioni iconiche. E ha un merito: quello che aver fatto conoscere il Giorno della Marmotta anche in luoghi con una cultura completamente differente, come l’Italia. In pratica, ogni 2 febbraio, a Punxsutawney negli Stati Uniti avviene una particolare cerimonia: le autorità cittadine chiedono a una marmotta quando finirà l’inverno. La marmotta predice la bella stagione oppure no in base al fatto di vedere o no la sua ombra: se non la vede, la primavera sarà precoce, se invece la vede, l’inverno durerà ancora 6 settimane. Quest’ultima è la previsione della marmotta Phil (sì, anche la marmotta si chiama Phil) per il 2021.

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Ogni 2 febbraio, se non lo guardo, mi capita di pensare a questo film e quest’anno più che mai mi è successo di metterlo in relazione con la mia vita da adulta. Sembra quasi un cliché, ma in realtà la vita degli adulti presenta molti più doveri e responsabilità di quella dei giovani. Quando ero all’università, se non studiavo facevo solo un danno a me stessa. Se fallisco nel lavoro oggi, ci sono anche altre persone che ne pagano le conseguenze. Questo è solo un esempio, ma potrei anche farne altri. Solo che non mi va, altrimenti perdo tempo sulla tabella di marcia del lavoro.

Così, in un gioco di doveri e responsabilità, a parte qualche piccola vacanza, una gita al museo e una festicciola (naturalmente non in tempo di lockdown, per questo per l’anno in corso ci penso più che mai), l’esistenza degli adulti che conosco è fatta di una routine senza fine, di una sorta di loop temporale in cui produci-consuma-crepa (spalmato, certo, lungo tutto una vita ma non meno deprimente) è stato sostituito a stretto raggio da lavora-lavora-lavora-dormi. Ed è come se quel momento in cui si va a letto la sera sia un autentico sollievo. Come se quella piccola pausa preparasse a un altro loop di lavoro. Ma purtroppo senza la colonna sonora di Sonny & Cher. E sì, insomma: giù dal letto campeggiatori, camperisti e campanari.

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