La forza di serie tv come Black Mirror è il fatto che ogni puntata sia autoconclusiva. In questo modo, permette allo spettatore di scegliere cosa guardare.

di Paolo Merenda

Le serie tv Black Mirror si è affacciata al momento giusto nel mondo dell’intrattenimento, ovvero quel 2011 che potremmo definire come il 2 a.N. (avanti Netflix). Netflix, fondata nel 1997, fece il salto di qualità nel 2013 (che potremmo quindi definire l’anno 0), quando comprò i diritti di tantissime serie tv, tra cui appunto Black Mirror, dalla terza stagione in poi.

Ora, urge una piccola precisazione: per quanto io non mi sia assuefatto a Netflix (né ci sono i presupposti affinché ciò accada in futuro), alcuni marchi di prodotti che trovo sul portale mi colpiscono e, quando ciò accade, mi butto a capofitto. Diciamo che la mia ritrosia a moltissime serie tv potrebbe essere una sorta di difesa del mio subconscio per non passare giorni interi attaccato al pc. Lo spiego perché il film interattivo tra la quarta e la quinta stagione, Bandersnatch, l’ho visto più e più volte in pochissimi giorni dall’uscita, tanto che su nessun sito ho trovato una svolta che io non abbia esplorato facendo le varie scelte. Il finale segreto l’ho visto ben prima di capire che era stato strutturato come tale, ad esempio.

Il mio parere è che le prime tre stagioni siano di un livello superiore alle ultime due, come se avesse perso mordente allineandosi ai bisogni dettati dal portale che ha pagato e prodotto Black Mirror dal 2013 in poi.

Ma qual è il filo conduttore di Black Mirror, serie antologica, ovvero con ogni puntata che vive di vita propria, senza collegamenti con le altre? L’utilizzo della tecnologia, riassunta dallo schermo nero, rotto, di uno smartphone del titolo, che dà vita a puntate di genere distopico in cui una piccola invenzione, o una società simile alla nostra ma che differisce per un particolare insignificante, fa cambiare tutto il resto, plasmando il mondo attorno a uno schermo da cui osservare le cose.

Messaggio al primo ministro (stagione 1)
È stata la prima puntata della prima stagione, l’esordio assoluto. I significati sociali sono già a un punto molto alto: la trama riguarda il rapimento di Susannah, principessa del Regno Unito, con il rapitore che per rilasciarla chiede che il primo ministro, Michael Callow, abbia un rapporto sessuale con un maiale in diretta. Ovviamente, ancor di più rispetto alla richiesta di un riscatto, tutti i livelli di sicurezza si muovono per evitare sia che Susannah faccia una brutta fine, sia che il primo ministro paghi secondo le sinistre richieste per la liberazione. Ma, ogni volta che il team del primo ministro sembra trovare una scorciatoia, la tecnologia lo tradisce. Il finale mostra il vero piano del rapitore, che va addirittura oltre il voler mettere alla berlina il potere politico inglese.

Orso bianco (stagione 2)
Puntata dalla durata minore rispetto al solito, forse uno dei punti di forza. Un altro è il modo in cui tiene sempre in bilico il giudizio morale dello spettatore: è giusto ciò che accade o si tratta di un’ingiustizia che ne causa un’altra?

Una ragazza, Victoria, si sveglia in una stanza, senza ricordare nulla del suo passato. Una serie di peripezie la mettono in contatto con altre persone che le parlano di un complotto, legato a un trasmettitore che manipola la mente delle persone, e che appunto il gruppo vuole distruggere. Sono infatti continuamente attorniati da uomini e donne che li riprendono col cellulare ma che non fanno altro, particolari anche questi (come la puntata sul primo ministro) dalla denuncia sociale ben marcata. Come quasi tutte le storie di Black Mirror, il finale a sorpresa fa capire quanto è accaduto fino a quel momento, e lascia a bocca aperta.

Bianco Natale (speciale tra la stagione 2 e la stagione 3)
Bella storia, aiutata da un volto ben noto (Jon Hamm, già Don Draper in Mad Men, ruolo che gli ha fruttato due Golden Globe e un Emmy) e un altro, Rafe Spall, che nonostante l’età relativamente giovane ha all’attivo partecipazioni in film di spessore, come La grande scommessa con Christian Bale, Steve Carell, Ryan Gosling, Brad Pitt e Marisa Tomei.

I due, bloccati in una casa per motivi sconosciuti, parlano fra di loro, e il motivo risulta chiaro man mano che passano i minuti (è un vero e proprio film di un’ora e un quarto). Anche qui, ma si scopre alla fine, è tutto frutto di scoperte tecnologiche sempre più avanzate per arrivare a un obiettivo che potrebbe persino essere definito nobile, ma che cade nelle spire della decadenza e del male con l’accanimento mostrato su uno dei due (su entrambi, a volerla dire tutta).

Caduta libera (stagione 3)
Forse il mio episodio preferito insieme a Orso bianco. La base è una realtà distopica in cui i social network hanno potere su qualunque cosa e in base ai “mi piace” con voto da 1 a 5 danno a ognuno un punteggio che potranno usare nella vita di tutti i giorni, per comprare una casa migliore di un’altra ad esempio, o affittare un’automobile con maggiori accessori. La protagonista, che ha un punteggio di 4,2 ed è ossessionata dall’arrivare a 5, posta qualunque cosa sui social alla febbrile ricerca di apprezzamenti, fin quando un’amica d’infanzia (che ha un notevole 4,8 con tutti i benefici sociali che ne conseguono) non la nota e la invita al suo matrimonio come damigella. La protagonista quindi si prepara, felice non dell’invito in sé ma di tutta la crème che sarà presente, e le farà guadagnare tanti voti positivi, magari facendola arrivare al tanto agognato 5.

Ma un volo cancellato e un voto basso di un impiegato al quale lei si rivolge lievemente stizzita la fanno andare, appunto, incontro a una caduta libera che fa riflettere molto. Puntata assolutamente consigliata, ed essendo una serie antologica potete vedere anche solo questa. (Ed è interpretata anche dalla meravigliosa Bryce Dallas Howard).

Zitto e balla (stagione 3)
Dopo i social network, Black Mirror se la prende con i malware che spiano attraverso la telecamera cosa succede. Kenny (interpretato da Alex Lawther, al tempo non ancora protagonista di The End of the F*cking World), senza volerlo, si masturba davanti allo schermo, ma il giorno dopo riceve una di quelle mail (simili a quelle che arrivano realmente come spam, ma, attenzione, quelle che ricevete voi sono finte, non preoccupatevi e non pagate la cifra richiesta dal truffatore) che gli dice di averlo registrato. Nella mail è allegato il video e viene detto a Kenny che, se vuole evitare che l’hacker misterioso lo diffonda, deve compiere alcune azioni.

Nel fare ciò che gli viene detto, scopre che altri sono ricattati allo stesso modo, e il ragazzo arriva a rapinare una banca con una persona che ha scaricato suo malgrado il malware. Il tutto lo porta in un bosco, mentre un drone guidato dall’hacker riprende ulteriormente lo scontro tra lui e un avversario, colpevoli della stessa cosa. Anche qui, il finale è significativo e ricorda quello di Messaggio al primo ministro, portando in dote altresì la domanda che ci si pone per Orso bianco: qual è l’ingiustizia più grossa?

San Junipero (stagione 3)
Non c’è che dire, la terza stagione è il fiore all’occhiello di questa serie. La realtà virtuale è affrontata in una puntata che prende spunto da alcune scoperte reali, su come si potrebbe in futuro spostare il proprio essere su dei computer eterni, lasciando andare il corpo alla naturale fine. La storia di San Junipero è insolitamente riassunta in un monologo di Ross in Friends.

Due ragazze, nella città virtuale di San Junipero, si conoscono e si innamorano, finché man mano le carte non vengono svelate e si butta un occhio alla realtà, per capire chi sono e cosa ci fanno lì. San Junipero è una storia così romantica da aver dato vita a numerose parodie, tra cui questa per la promozione di Orange Is the New Black quando nella storyline Poussey era già morta.

Arkangel (stagione 4)
Il rapporto tra una madre e una figlia, Marie e la piccola Sara, sviscerato nel corso degli anni attraverso un programma di parental control impiantato direttamente nel cervello della bimba dopo che quest’ultima si è persa al parco, causando un trauma più nella madre che nella pargola. Con l’aiuto di uno psicologo, la madre finalmente smette di spiarla attraverso il programma Arkangel (che le permette di vedere attraverso gli occhi della figlia), ma nel finale riprende a farlo, alle prime uscite da adolescente di Sara, ormai grandicella, in piena tempesta ormonale.

Ho trovato la puntata molto significativa anche alla luce di un paio di articoli (veri, intendo) beccati qualche tempo dopo, e in cui un programma di parental control spaventosamente simile veniva messo in commercio. Per ora, è una app da scaricare sul cellulare. Per ora.

Hang the DJ (stagione 4)
Oh, una puntata che finisce bene, senza se e senza ma. Evento raro in Black Mirror, non fosse altro che si rifà al genere distopico, i cui finali sono di norma una tragedia di dimensioni colossali, come i classici distopici insegnano.

Un ragazzo e una ragazza, Amy e Frank, si rivolgono a un sistema, Coach, come la maggior parte dei giovani ormai (nella realtà della puntata, intendo). Tutto consiste nello stare insieme con annessi e connessi (cena romantica, sesso, convivenza), per poi passare entrambi a un nuovo partner e così via. Dopo diverse esperienze, Coach comunicherà qual è al 99,8% la loro anima gemella in base ai dati raccolti, e potrebbe essere qualcuno che non hanno ancora visto. Ma i due si innamorano e non si arrendono al fatto che il sistema li abbia divisi.

Smithereens (stagione 5)
E terminiamo quindi con la quinta stagione, la più recente rilasciata da Netflix, di sole tre puntate. Di nuovo il dito viene puntato contro i social network: Chris è un tassista che, durante una seduta di una terapia di gruppo, conosce una donna la cui figlia si è suicidata da poco. La madre vorrebbe entrare nel profilo social Persona (una sorta di Facebook) della figlia in cerca delle motivazioni, perché non le ha mai capite e vive nel tormento. Chris, qualche giorno dopo, si trova in macchina per lavoro un dipendente di Smithereens, altro social network in voga, e lo rapisce per poter arrivare, seppur dal telefono perché il rapimento si svolge tutto nel taxi, ai piani alti e far avere la password alla donna che ha perso la figlia.

Allo spettatore viene il dubbio sul motivo per cui, da esterno, Chris faccia tutto ciò per una semisconosciuta, ma col passare dei minuti si scopre perché, e tutto diventa chiaro. Non un colpo di scena sulla trama in senso stretto, piuttosto sul cattivo uso dei social network che fa riflettere, perché storie come queste ogni tanto si sentono nella realtà. Ma riguardano il finale, quindi non lo scrivo qui, lasciandovi la libertà di vederlo senza spoiler.

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