Nel limbo di chi non esiste per la burocrazia frammentaria e regionale italiana: laddove il vaccino è un diritto, ma non per me.

Lo so, siamo tutti in fila per il vaccino anti-Covid. Ma mentre cerco di capire se rientro in una delle categorie prioritarie (peraltro anche un «no, devi aspettare» come risposta andrebbe benissimo), ho fatto una scoperta sconvolgente: quasi sicuramente non potrò fare il vaccino. Vi chiederete come mai. Sono allergica a uno degli ingredienti? È incompatibile con qualche cura che sto facendo? Sono un miracolo della scienza e quando mi hanno vaccinata per la varicella mi hanno dato anche gli anticorpi contro il Covid-19 e tutte le sue varianti? Niente di tutto questo, anche se l’ultima ipotesi, per quanto fantascientifica, è affascinante.

Il mio è un problema di burocrazia.

Risiedo in una regione, per motivi di lavoro. Mi sono spostata, poco prima del secondo lockdown, in un’altra per motivi famigliari. Così ho pensato: resto qui, adotto la domiciliazione del medico nel posto in cui mi sono spostata nel caso ne avessi bisogno, tanto dite che non potrò tornare a casa mia? Sì, sono 7 mesi che non vedo mia madre. È un sacrificio che faccio volentieri da un lato, perché capisco che potrei infettarmi al supermercato, tornare da lei, essere asintomatica, infettarla e farla morire. Capisco anche che è il peggiore degli scenari, ma credo che devo essere rispettosa (tutti dobbiamo esserlo) verso quelle persone cui è capitato proprio questo.

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Vorrei tornare a casa perché ho bisogno di tante cose. Ho bisogno di una visita oculistica che ho già saltato tre mesi fa. Ho bisogno di andare dal ginecologo e di fare una mammografia. Ho bisogno di andare dall’ottico a sostituire un paio di occhiali che mi stanno larghi. Perché non le faccio qui? Sarebbe comunque difficile e “privato”, dato che la sanità pubblica di questa regione “d’approdo” non mi riconosce. Ve lo spiego in termini vaccinali.

Io non sono residente qui, ma sono domiciliata nel luogo in cui sto scrivendo ora. Il mio medico di base però è in questo stesso paese, non più nel mio paese di residenza, dato che non avevo consapevolezza di quando sarebbe potuto avvenire il mio ritorno. Il medico di base dice che il sistema non prende le mie credenziali e in effetti è così: secondo la piattaforma regionale io non esisto, perché la mia tessera sanitaria non risulta nell’anagrafe regionale. La regione in cui risiedo non ha una piattaforma: è il medico di base che deve prenotarmi, ma io non ho un medico di base nella regione in cui risiedo. Vi è venuto il mal di testa? Doveste vedere a me.

Qualcuno mi ha perfino suggerito di scriverci un articolo su. Be’, eccolo l’articolo. Perché ho tolto tutti i riferimenti regionali? Non è solo una questione di privacy. Sono certa che da qualche parte c’è un’altra persona come me, che vede sfilarsi davanti furbetti del vaccino e sa che a lei non toccherà neppure in coda a tutti quanti. Come ci si sta?

Molto male. Ma sarà peggio morire di coronavirus.

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