Una riflessione poco prima delle elezioni, a un anno da quelle del mio paese e di come le cose cambino restando le stesse.
Quando ero più giovane avevo una grande passione politica. Questa passione è stata minata nel tempo dalle persone, perché mi sono accorta di quanto il tifo sia scambiato per passione politica e quando questo tifo divida profondamente le persone. Ho sempre pensato una cosa del mio paese: ho visto, in passato, persone di idee diverse sedersi convivialmente intorno a una tavola, per poi magari combattere per il seggio in consiglio comunale. Ma è come se negli ultimi anni le cose si siano fatte più serie, anche più brutali per certi versi, come se la politica tutta abbia perso quel briciolo d’umanità. E no, non c’entra il Covid e quella cosa per cui dovevamo uscirne migliori.
Non lo so quale possa essere la causa. Forse l’uso sbagliato che facciamo dei social network, l’analfabetismo funzionale dilagante (a volte accanto a una scarsissima conoscenza della grammatica), oppure semplicemente il fatto che nel tempo, con la morte dell’ideologia, ognuno di noi sia diventato un’isola.
I social hanno iniziato a svolgere una parte preponderante delle nostre vite, dal primo lockdown in poi, perché rappresentano il grosso delle interazioni umane. Queste interazioni però non sempre sono sane, e sarebbe molto meglio, a volte, glissare, vedersi per un caffè e guardarsi negli occhi. Litigare anche magari, ma poi fare pace pur restando ognuno delle proprie opinioni.
Quello che mi disturba della politica, e lo dico anche da social media manager, è l’uso divisivo che fa o che tollera dei social (sebbene ci sia chi li rifugge, non considerando i propri concittadini, corregionali o connazionali all’altezza di un qualunque dialogo). Queste piattaforme non dovrebbero essere utilizzate per accrescere l’odio sociale, ma per trovare punti in comune, soprattutto quando si fa parte di una comunità molto piccola. Pensate invece a Sergio Mattarella: le persone gli hanno inviato gli auguri di compleanno su Twitter e lui cos’ha fatto? Ha inviato delle lettere di ringraziamento. È questo che dovrebbe prevalere, l’amore, la fratellanza, non l’odio. Un odio che spesso diventa bersaglio del karma.
Al paese in cui abito ora ci sono le elezioni comunali nei prossimi giorni. Ho assistito a molte cose e sento di poter dire una cosa: le comunità sono tutte uguali, risentono degli stessi problemi e presentano la medesima animosità politica. Lo stesso noto avvenire in competizioni più ampie, in quelle delle grandi città o delle regioni, e probabilmente lo vedremo alle prossime elezioni per il rinnovo del parlamento. Ma sarebbe bello, una volta per sempre, capire che questo tipo di politica non ha futuro, che questo genere di interazione è stato già ampiamente sconfitto dalla storia. E che c’è una sola cosa che dovrebbe trionfare, e io mi auguro che avvenga a breve: la democrazia.