Il fenomeno riguarda secondo me parte della Generazione X, ma con quelle successive non è che il discorso cambia. E forse facciamo bene.

Una cosa che riscontro, nella mia cerchia di amici, famigliari e conoscenti è questa: forse non vogliamo crescere. Attenzione, questa constatazione non nasconde e non rivela nessun giudizio da parte mia, anche perché questo processo di “non crescita” non riguarda un’eventuale presa di responsabilità che manca. Anzi, molti di noi sono persone responsabili, ligie ai doveri verso famiglie, datori di lavoro, Stato, qualcuno anche nei confronti della religione organizzata. Però è come se qualcosa ci mancasse, qualcosa del passato. E probabilmente i revival della moda non aiutano.

Quando scrollo le feed dei siti o dei social e vedo le pubblicità degli anfibi Dr Martens non riesco a fare a meno di aprire i link e guardare i prezzi sulle piattaforme di shopping. Netflix mi consiglia serie teen, che a volte mi piacciono molto, come Riverdale, altre volte ne resto un po’ delusa, come se Brenda e Dylan fossero dei vecchi amici che non vedo da tempo.

Giorni fa ero in un negozio perché mi serviva un pigiama. Ne ho comprato uno con i pantaloni scozzesi, come Rachel in Friends, e un altro di Wonder Woman – perché quello di Harry Potter non c’era nella mia taglia. Ho 43 anni, un figlio, un lavoro serio. Mia madre alla mia età non si sarebbe mai sognata di guardare le serie che guardo io, o vestirsi come quando aveva 20 anni. Però quando guardo le mie mani, me li vedo tutti addosso i miei 43 anni, per non parlare di come reagisce la bilancia. E intorno a me vedo persone che come me cercano nel look e negli interessi di restare a 20-30 anni fa.

Poi esistono persone di cui non ho contezza, le mamme della scuola di mio figlio. Le incontro all’uscita da scuola, ma non posso sentire cosa dicono, perché ho le cuffie e probabilmente in quel momento sto ascoltando i Nirvana o i Csi. Loro stanno lì, con i loro cappotti cammello e, anche se sono più giovani (io ho avuto una cosiddetta gravidanza geriatrica), mi sembrano più vecchie di me. Però credo che tutt* soffriamo dello stesso problema: l’incapacità di sostituire la generazione precedente.

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Un mio amico, tempo fa su Facebook, scriveva che siamo tutti dei Principe Carlo, in attesa di prendere il posto nella società che ci attende ma incapaci di farlo perché le vecchie generazioni sono ancora lì. Quando è morta la Regina Elisabetta II ho pianto: mi ero affezionata a quella donna tenace e rivoluzionaria, o meglio all’idea che ho di lei. E ora che sul trono c’è Re Carlo III, uomo sensibile e intelligente, con una pazienza davvero ammirevole, mi chiedo se non debba crescere anch’io. O se sia già cresciuta e tutti i miei interessi siano solo orpelli, dettagli che mi caratterizzano ma non mi descrivono completamente.

Forse va bene così. Non dovrei starci tanto a rimuginare, perché tutte queste cose sono superficiali. Forse dovrei indossare i miei pigiami da ragazzina, rivedere qualche episodio di Buffy l’Ammazzavampiri, e mettere nelle cuffie questa canzone (che poi è una cover, ma forse siamo tutti delle cover di noi stessi più giovani).

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