Una poesia sul mare.
Il mio rapporto col mare è complesso
– non complicato, anche se qualcuno potrebbe definirlo insolito, bizzarro, forse grottesco –
Il mare non è una cosa semplice
Non sono semplici le onde che ti portano alla deriva
non è semplice la sabbia che si attacca a un costume
– sempre troppo scomodo
Nuotare richiede uno sforzo muscolare totale e totalizzante
Io – per esempio – ho bisogno
di una disposizione particolare
una disposizione d’animo – intendo
Anche solo per spogliarmi
La serenità è presupposto al disvelamento dell’anima
E allora perché non può esserlo del corpo?
Il mio mare è un luogo sempre agitato sotto la superficie
Appare calmo e misurato solo se lo guardi da lontano
Il mio mare non è un luogo per vecchi o per bambini
Perché è l’unico posto rimasto a questa generazione di mezzo
che non ha altro luogo
se non il sé
e l’universo
di pensieri
che fluttuano ridondanti
È come se in quel mare i pensieri si perdessero
come se l’anima, già rasserenata trovasse il suo Sud
la sua pace
Ci sono momenti in cui fermarsi a riva a osservare
Non è più il tempo dell’azione ma del perdono
Per sé stessi sempre
– per gli altri dipende
Quando butti un sasso in mare non sempre va giù
A volte alcuni sassi hanno il peso specifico dell’aria
Altri sono macigni, parole scagliate
sul reticolo idrico e salato
che non riescono a rimbalzare
Quel mare sei tu
Un ricordo, un pensiero, un’azione, un’emozione
Una vacanza che volge al termine
Un rientro che sa di fuga dai mulini a vento