Johnny Lawrence è il protagonista assoluto in Cobra Kai, sebbene questa sia a tutti gli effetti un’opera collettiva.
«I may not always win, but I never back out of a fight»
Eh sì, insomma, siamo alle battute finali. Dopo le 5 puntate della sesta stagione uscite oggi su Netflix, mancano solo altre 5 puntate non ancora programmate di Cobra Kai. Devo ammetterlo, ne sottovalutai la portata nelle prime due stagioni uscite su YouTube, ma quando ho iniziato non ho smesso più, andando a riguardarmi anche i tre film di Karate Kid (quelli degli anni ’80, non i sequel).
Per me il personaggio più interessante è sicuramente Johnny Lawrence, interpretato, come nella trilogia originale da William Zabka.
Come nasce la nostalgia di Karate Kid
Era il 2009 quando nella messa in onda di un episodio di How I Met Your Mother, apprendemmo il grosso buco di trama che caratterizza Karate Kid. È Barney Stinson a renderci edotti: il vero Karate Kid non è Daniel LaRusso, bensì Johnny Lawrence, che perde nel finale con un colpo scorretto del suo avversario. Successivamente William Zabka partecipa interpretando se stesso in una puntata della penultima stagione della sit com e poi in tutta l’ultima stagione. Non sappiamo se sia accaduto questo, ovvero che alcuni sceneggiatori dopo la spiegazione di Barney abbiano deciso di riportare in vita Johnny Lawrence, ma è indubbio che abbia contribuito al senso di nostalgia del pubblico.
Il cambiamento dei personaggi
La più grande differenza tra Karate Kid è Cobra Kai non è solo il tempo che è passato per i suoi protagonisti. La differenza più evidente è nel carattere prismatico del singolo personaggio. Mentre in Karate Kid c’era una divisione netta tra i buoni e i cattivi (tranne per Johnny Lawrence che sul finale si ritrova egli stesso a inneggiare a Daniel LaRusso che trionfa al torneo All Valley): in Cobra Kai scopriamo che tutti hanno una backstory e la ricerca dell’empatia è ciò che muove tutto.
Nella backstory di Johnny Lawrence, lui è un ragazzo che si è avvicinato al Cobra Kai perché il suo patrigno era un bullo, e nella vita, dopo quel calcio sferrato da Daniel LaRusso, tutto è andato male: è un alcolista che cerca di sbarcare il lunario, è divorziato e non vede da tempo il figlio Robby Keene (che non porta neppure il suo cognome perché non vuole avere nulla a che fare con lui), inoltre vive a Reseda, nello stesso condominio da cui era partito il suo rivale. E come se non bastasse la figlia di quest’ultimo, Sam LaRusso, gli sfascia l’auto. In cerca di risposte e di rivalsa su se stesso, Johnny riporta dalle ceneri il Cobra Kai, ma non tutto va secondo i suoi piani.
Per tutte le sei stagioni di Cobra Kai, Johnny Lawrence oscilla tra bene e male, magari cercando però di fare la cosa giusta. È un lungo percorso di apprendimento il suo, come d’altra parte lo è anche per tutti gli altri personaggi. Mai bidimensionali, ma profondi, realistici come nella vita vera.
Il “vinto” che ha vinto in partenza
Utilizzando le parole della letteratura, potremmo definire Johhny Lawrence un “vinto” o un “inetto”. Ma è tutta qui la sua forza: chi ha la mia età si identifica in lui. Magari sappiamo cosa sia Facebook o non indosseremmo mai una t-shirt con la scritta Female Body Inspector, ma come lui non abbiamo tante risposte. E in questo processo di identificazione, è per lui che tifiamo sempre, anche quando è fuori dal tatami.
Cosa aspettarsi dalle ultime 5 puntate della stagione 6
(Questa parte contiene spoiler, per cui se non avete terminato di vedere le puntate disponibili, potete interrompere qui la lettura).
Come detto non c’è ancora una data di rilascio. Ma le attese, dopo aver visto le 5 puntate in piattaforma da oggi, per quello che mi riguarda sono tante.
Cosa mi ha colpito: la liaison tra Chozen Toguchi e Kim-Da-Eun. Ora: non guardo certo Cobra Kai per la sua parte sentimentale (anche se continuo a vedere teen drama alla mia veneranda età), però questa relazione, che non si sa dove andrà a finire, è davvero divertente. Ed è piacevole vedere anche qui una continua mescolanza tra buoni e cattivi: le persone irl hanno relazioni di tutti i tipi continuamente, anche se forse la loro conoscenza non inizia nel migliore dei modi.
Le rivalità nei Seikai Taikai sparigliano moltissimo le carte, anche all’interno del Miyagi-Do e nel contrasto con il Cobra Kai. Ed è un’altalena di emozioni tra litigi, tradimenti e soprattutto riappacificamenti. Il team più bello? Per me quello formato da Kenny Payne e Devon Lee.
Ho una perplessità: che la madre di Tori Nichols in realtà non sia morta per cause naturali, ma sia stata avvelenata da John Kreese. È una teoria che ho letto, ma nel rewatch mi è sembrata ampiamente plausibile. Kreese dovrà rendere conto di molte cose, senza contare il finale straziante legato al suo eunjangdo, che crea un parallelismo con la backstory del grande convitato di pietra: il maestro Miyagi.
Nelle prime 5 puntate della sesta stagione abbiamo scoperto che aveva un documento con il nome sbagliato e che forse potrebbe aver ucciso un uomo, oltre al fatto che potrebbe aver preso parte al Seikai Taikai. In queste ennesime 5 puntate scopriamo che sì, Miyagi ha partecipato a questo torneo, ma è morto durante il suo svolgimento. È possibile che Miyagi abbia avuto un nome simile al ragazzo morto per davvero e che ne abbia usato i documenti per fuggire in America e allontanarsi dalla sua rivalità con Sato, l’ex malvagio zio di Chozen? È possibile che il killer fosse il ragazzo morto? Quel che è certo è che le nuove tecnologie sono riuscite a riportare in vita per alcuni secondi Pat Morita: grazie ai vfx vediamo anche lui in scena, in un sogno di Daniel. Morita è morto anche nella realtà, come d’altra parte Chad McQueen che in Karate Kid interpretava Dutch: è a lui che è dedicata una puntata. Un altro segno di come la morte reale sia entrata ancora una volta nella fiction. Ma di questo parlerò in un’altra occasione.
(Ps. In ogni stagione, Johnny Lawrence fracassa uno schermo. Nella sesta non è ancora successo: attendiamo con ansia quel momento).