Sono passate poche ore ed è difficile elaborare il lutto per quel gran mito di David Lynch, ma io ci provo lo stesso.

Cosa potrei dire che non è stato già detto? Ci sono pagine e pagine online, e non solo online, che stanno trattando il lutto per David Lynch, per cui quello che segue è il mio ricordo personale. L’opera di Lynch è una di quelle poche cose nella vita su cui mi sento preparata. Se domani venisse istituita una laurea in lynchologia me la darebbero honoris causa, ma sto divagando.

La prima volta che ho visto un film di Lynch è stato quello che tutti i fan (o quasi) detestano: Dune. Erano gli anni ’80 e su una tv privata, forse Rete 4, vidi per la prima volta questa scena: Paul Atreides cavalcava il verme delle sabbie di Arrakis. Una cavalcata potentissima, epica, perché “il Dormiente deve svegliarsi”.

È curioso ma se c’è qualcosa che percorre il cinema di Lynch, e questo non lo dico io, è la dimensione del sogno. Qualche anno dopo sarebbero arrivati I segreti di Twin Peaks e poi negli anni ’90 avrei visto tutti i film realizzati fino a quel momento, con l’eccezione di Eraserhead, che mi fu prestato solo molto tempo dopo dall’esperto locale Mario, nostro punto di riferimento al paese per tutti gli amanti della settima arte in generale e di Lynch in particolare.

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C’è sempre questa parola, nel cinema di Lynch: sogno. È il sogno di Aretha trasportato tra gli alberi di sicomoro della Loggia Nera, è la fuga psicogena di Strade perdute, è la barriera della mente addolorata e abbandonata di Diane in Mulholland Drive. Si trova nella musica di David Bowie e nei quadri di Edward Hopper. Si trova tutta intorno a noi questa dimensione onirica, che però, come nelle filosofie orientali (Lynch ha sparso il verbo della Meditazione Trascendentale nel mondo con la sua fondazione), ha un fondamento scientifico. Non mi riferisco a quel monologo di Twin Peaks in cui Dale Cooper spiega come nascano i sogni nel sistema nervoso centrale, ma in una domanda che Lynch pone alla fine della terza stagione: “Chi è il sognatore?”.

Il sognatore di Lynch è come l’osservatore della teoria della relatività. È l’inizio e la fine. L’alfa e l’omega. È oggi che quel sognatore è morto ci sentiamo tutti orfani di qualcosa di grande.

Arrivederci David. Parafrasando Bobby Briggs: ti rivedrò nei miei sogni.

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