Da Schindler’s List, Jojo Rabbit, Il pianista e La vita è bella, 14 premi Oscar in quattro, fino a pellicole meno premiate ma non per questo meno interessanti, ecco l’Olocausto nella cinematografia internazionale.

di Paolo Merenda

La ricorrenza internazionale di oggi è tra le più importanti della storia umana: il Giorno della Memoria serve a dare il giusto tributo alle vittime dell’olocausto nazista, avvenuto meno di un secolo fa, ed è il 27 gennaio perché in questo giorno, nel 1945, venne liberato il campo di concentramento di Auschwitz.

Una delle cose che trovo più giuste per commemorare le vittime dell’eccidio è la ricostruzione delle camere a gas e dei forni crematori in cui venivano sterminati gli ebrei e gli altri prigionieri, in parte distrutti dai nazisti quando gli stessi sentirono vicina la caduta del Reich di Adolf Hitler: solo imparando dal passato (e conoscendolo a fondo, va detto) si possono evitare gli stessi errori. Ecco, i viaggi di istruzione in Polonia per vedere il campo di concentramento più tristemente celebre devono permettere agli studenti di capire tutto ciò che è successo, seppur attraverso stanze ricostruite e non più originali.

E, magari, attraverso i film giusti, fruibili anche a chi non è più in età scolastica ma vuole godersi una buona pellicola, e perché no, magari anche più leggera e divertente. Molti sono i lavori di registi di spicco sul periodo storico a cavallo tra il 1940 e il 1945, alcuni più premiati di altri, ma tutti da vedere, prima o poi.

Schindler’s List – La lista di Schindler
Steven Spielberg, al di là della storia, di facile empatia con lo spettatore, ha fatto tutti i passi giusti. Ogni inquadratura, ogni scelta stilistica (ricordate il cappottino rosso della piccola bambina ebrea in un mondo grigio, no?), non ha sbavature. I 7 premi Oscar, tra cui miglior regia e miglior film, non sono l’unica conseguenza positiva: il regista destinò parte degli introiti a creare un’organizzazione che si occupasse dei sopravvissuti alla Shoah.

Paragraph 175
Parallelamente all’Olocausto, si consumò il cosiddetto omocausto, cioè il sistematico sterminio degli omosessuali maschi, che venivano chiusi, contrassegnati da un triangolo rosa, nei campi di concentramento in base al paragrafo 175 del codice penale tedesco che proibiva la sodomia (le lesbiche erano invece classificate come asociali e, analogamente alle prostitute, venivano contrassegnate nei campi da un triangolo nero rovesciato). Questo film è un documentario con la voce narrante di Rupert Everett, diretto da Rob Epstein e Jeffrey Friedman, che hanno raccolto le testimonianze di uomini incarcerati nei campi di sterminio nazisti per il loro orientamento sessuale.

Jojo Rabbit
Jojo Rabbit, il protagonista, ha come amico immaginario un Adolf Hitler a prima vista allegro e giocoso. Ma la guerra incombe su di lui e su una ragazza ebrea che decide di nascondere per non farla finire in un campo di concentramento. Si passa in un niente dalla risata più immediata alla tragedia massima. Un premio Oscar e un Bafta attestano l’ottimo svolto dal regista Taika Waititi.

Bastardi senza gloria
A Quentin Tarantino piace cambiare la storia. E forse ha iniziato proprio con questo film, in cui sia un gruppo di soldati americani di origini ebraiche sia la franco-giudaica Shoshanna provano ad avere la loro «vendetta ebrea». Un cast fantastico con Brad Pitt, Christoph Waltz, Eli Roth, Melanie Laurent e Daniel Bruhl.

Mein Führer – La veramente vera verità su Adolf Hitler
Esiste tutto un filone di film satirici sul nazismo e l’Olocausto: si sono affermati per lo più dagli anni ’90 in poi, anche se le loro radici arrivano fino a Charlie Chaplin. Questo film fa parte del filone: diretto da Dani Levy racconta di un attore ebreo che viene ingaggiato per dare lezioni ad Adolf Hitler, che si trova in un periodo particolare della sua vita ed è molto provato. L’attore coglie però l’occasione per organizzare un attentato.

La tregua
Di Francesco Rosi, con John Turturro e basato sull’omonimo romanzo di Primo Levi. La storia è quella dei campi di concentramento immediatamente dopo la caduta del nazismo, quando i deportati cercarono di tornare alle proprie case, spesso a piedi.

Ilsa la belva delle SS
Un b-movie che porta la violenza nazista al parossismo (anche se in verità sappiamo che, anche se le nefandezze non sono state le stesse, sono state ugualmente terribili e crudeli). È uno stracult: Tarantino realizzò un finto trailer per Grindhouse – Planet Terror, che poi non entrò nel montaggio finale, ma che era ispirato proprio a Ilsa.

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La scelta di Sophie
La storia straziante di Sophie (interpretata da Meryl Streep), figlia di un professore universitario polacco, che viene deportata in campo di concentramento con i figli, sebbene sia favorevole agli orrori commessi dai nazisti. Che la metteranno di fronte a una scelta, una situazione lose-lose che la segnerà tutta la vita.

Il pianista
La pellicola del 2002, per la regia di Roman Polański e con Adrien Brody come protagonista (due dei tre Oscar vinti sono andati a loro) parte da lontano, per la precisione da una storia vera: la sceneggiatura, ripresa da Ronald Harwood (il terzo dei tre vincitori di un Oscar per Il pianista), è tratta dal romanzo con forti connotati autobiografici di Władysław Szpilman, pianista che scampò ai campi di sterminio grazie a conoscenti e al suo talento (anche quello di nascondersi). Morirà solo nel 2000, dopo una vita piena di successi.

La stella di Andra e Tati
Un corto cartone animato, che racconta la storia vera di due sorelline italiane, scambiate per gemelle e scampate agli esperimenti di Mengele. Intenso e struggente, adatto però ai bambini.

Il rosa nudo
Un altro film sull’omocausto, ispirato dall’autobiografia di Pierre Seel e diretto da Giovanni Coda. Alterna la narrazione con voce fuori campo a delle macchie piene di lirismo interpretate da drag queen. Se lo volete vedere, fino alla mezzanotte del 28 gennaio sarà online gratuitamente su Streeen.

Il bambino con il pigiama a righe
È un film del 2008 tratto da un romanzo e ha un cast pazzesco che oggi facciamo fatica a riconoscere: Asa Butterfield, Vera Farmiga e David Thewlis. È la storia del figlio di un gerarca, Bruno, che fa amicizia con un bambino ebreo in un campo: i due giocano divisi dal filo spinato. Bruno non riesce a capire cosa porti a considerare gli ebrei come nemici ed è convinto che il campo sia una specie di spa. Ma l’orrore avvolgerà anche lui.

Train de vie – Un treno per vivere
Questo film europeo del 1998 parla appunto di un treno per (soprav)vivere, ovvero un treno in cui si adotta uno stratagemma per sfuggire i rastrellamenti e alle deportazioni naziste. Tra finti deportati e finti gerarchi nazisti grazie a dei travestimenti, il treno dovrà compiere un pericoloso viaggio per la libertà. Bella la scelta di Radu Mihăileanu di dare un tono più leggero e allegro alla pellicola, è la sua dimensione.

La vita è bella
Film di Roberto Benigni, vincitore di 3 Oscar (tra cui miglior colonna sonora a Nicola Piovani). Fa sempre parte del filone satirico: Benigni interpreta Guido, un fantasioso cameriere ebreo che, deportato insieme alla famiglia, inventa un complesso gioco per preservare il figlio dall’orrore del campo di concentramento.

L’allievo
Anche Stephen King ha dedicato qualche storia ai crimini dei nazisti durante la seconda guerra mondiale. L’allievo, 1998, di Bryan Singer (I soliti sospetti, X-Men), è tratto dal racconto Un ragazzo sveglio, contenuto nella raccolta Stagioni diverse. La storia verte su quanto un ragazzo innocente possa farsi corrompere dal fascino della malvagità. Una piccola nota per il protagonista, Brad Renfro, perfetto nel ruolo. Troppo perfetto, dato che si è fatto corrompere a sua volta, ma dal successo, ed è morto a meno di 26 anni per overdose da eroina dopo un inizio di carriera sfolgorante.

La finestra di fronte
Ferzan Ozpetek ha raccontato, proiettandolo sui ricordi di Davide (Massimo Girotti, alla sua ultima interpretazione), il rastrellamento del ghetto di Roma.

Pasqualino Settebellezze
Di Lina Wertmuller, con Giancarlo Giannini. Il protagonista Pasqualino è un uomo che sfrutta l’arte di campare. Disertore in Russia durante la Seconda Guerra Mondiale, viene deportato dai nazisti, che lo trasformano profondamente, costringendolo perfino a uccidere.

Music box – Prova d’accusa
Una giovane Jessica Lange, nel 1989, fu la protagonista del film che coglie un pizzico di striscio la questione Shoah: più che dell’Olocausto in sé, si parla di un “piccolo” caso e delle conseguenze anche nel campo dei dilemmi morali. Le accuse mosse a un uomo, di essere stato parte attiva dell’esercito del Terzo Reich e responsabile di numerose stragi, devono essere smontate pezzo dopo pezzo dalla sua avvocata, la figlia. Mentre l’opinione pubblica si spacca il processo va avanti fino a un inaspettato finale. Che non scrivo, vedetelo da voi perché è molto molto bello.

Il grande dittatore
È forse il film più celebre sul tema: Charlie Chaplin racconta l’insensatezza del nazismo e lo fa con una grazia e con una bellezza che ancora oggi non conosce pari.

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