Tre romanzi sul massacro del Circeo, il nano di Termini e il canaro della Magliana.

Non so se vi è capitato mai di scorgere Massimo Lugli in tv: giornalista di Repubblica oggi in pensione, Lugli partecipa spesso agli approfondimenti televisivi di cronaca, come per esempio a Storie Italiane. Per quello che può valere il mio giudizio, ovvero quello di una che guarda pochissima tv (anzi per me è quasi un soprammobile), lo ritengo uno dei personaggi noti degni davvero di stare sul piccolo schermo. Per il suo modo di approfondire gli argomenti, in maniera semplice per lo spettatore, cauta, rispettosa. Lo seguo anche sui social, perché anche quando parla di storie brutte brutte brutte, con i suoi modi rassicuranti, riesce a ridarti comunque fiducia nella giustizia a fronte dello sconforto che causa la violenza.

Lugli è anche e soprattutto un eccellente narratore. Ha scritto diversi romanzi, da solo, o in tandem con un ex questore, Antonio Del Greco. Una delle cose più interessanti è che dei casi di cui entrambi scrivono, romanzandoli perfino nei nomi, anche per rispetto alle vittime, si sono occupati in passato per lavoro, il primo dal punto di vista giornalistico, il secondo in quanto inquirente.

In occasione dell’anniversario di una delle vicende di cronaca che da sempre mi angoscia – il massacro del Circeo – ho scelto 3 libri da consigliarvi. Una piccola premessa: il massacro del Circeo è una delle mie ossessioni. Mia nonna leggeva Gente – o meglio, penso guardasse le fotografie, data la cataratta – comunque Gente circolava in casa, soprattutto in estate, quando villeggiavamo nella stessa casa. E, dato che per mia madre non esistevano censure di nessun tipo, mi ritrovavo a leggerlo pure io. Proprio in un numero estivo, quando avevo 10 o 11 anni, lessi per la prima volta del Circeo. Mi ritrovai a chiedermi quale forza sia riuscita ad avere Donatella Colasanti, per me un grande mito, una persona davvero straordinaria. Non solo per essere sopravvissuta, ma per aver continuato a lottare tutta la vita, per aver cambiato le cose per tutte le donne.

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Quei bravi ragazzi del Circeo

È dedicato a 4 donne – Colasanti e Rosaria Lopez, Maria Carmela Linciano e Valentina Maiorano, che furono oggetto di violenza inenarrabile prima al Circeo e poi nel duplice omicidio di Ferrazzano – Quei bravi ragazzi del Circeo. Lugli e Del Greco raccontano infatti una storia in cui le due vicende nere sono unite, anche perché uno dei colpevoli di entrambe fu Angelo Izzo. Nella narrazione c’è uno sfondo interessante, soprattutto nei primi capitoli, ovvero l’Italia degli Anni di Piombo, ma il romanzo prosegue fino al 2005, ovvero l’anno in cui si chiude il cerchio: Colasanti muore a causa di una malattia, viene ritrovato il corpo di Andrea Ghira (uno degli autori del massacro del Circeo, latitante della prima ora che non fece mai un giorno di carcere), Izzo uccide due altre donne a Ferrazzano, con modalità molto simili a quelle del Circeo. Protagonisti sono un giornalista e un inquirente, proprio come i due autori, alla ricerca della verità.

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Il giallo del nano della stazione

Io non so se abbiate mai visto L’imbalsamatore di Matteo Garrone. È davvero un film straordinario e questa vicenda mi ha sempre affascinata. Come sapete, sono molto appassionata di cinema, e il film di Garrone parla di una storia vera, su un uomo che lavorò nel cinema. Si tratta di Domenico Semeraro, che fu utilizzato per le riprese di spalle nella celeberrima scena di nudo di Barbara Bouchet in Non si sevizia un paperino di Lucio Fulci. Nel romanzo Il giallo del nano della stazione, scritto dal solo Lugli, si parla dell’omicidio di Semeraro, anche se la storia è davvero molto fantasiosa e vale la pena sorprendersi con il finale.

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Il canaro della Magliana

Altra storia molto cinematografica trattata da Garrone, stavolta in Dogman, un film che amo molto anche per via di quei colori crepuscolari. Lugli e Del Greco raccontano un’altra vicenda di cronaca nera in forma di romanzo, stavolta attraverso gli occhi di una poliziotta, Angela Blasi – un personaggio ricorrente di alcuni altri loro libri. Il canaro della Magliana è interessante per il modo in cui viene descritto il processo per cui l’omicida, da bullizzato, diventa effettivamente carnefice. Sullo sfondo però c’è una vicenda davvero romantica, che quasi mette in ombra la parte vera del libro. E alla fine non si può fare a meno di commuoversi.

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