Il Museo e il Real bosco di Capodimonte rappresentano un faro di cultura nazionale e oltre.

di Paolo Merenda

La storia del Museo di Capodimonte affonda le sue radici ben in là nel tempo: nel XVIII secolo Carlo di Borbone diede vita al primo nucleo, per dare giustizia alle numerosissime opere in suo possesso, tra cui si annoveravano quelle Raffaello, Tiziano e Parmigianino, presenti ancora adesso. Alcune opere di fatto sono in quel museo, cambiato ovviamente nel corso dei secoli, da quasi 300 anni.

La cosa bella che ho notato quando ci sono stato (più volte) è che non si tratta solo di visitare un museo, esperienza forse barbosa per i giovanissimi a cui manca l’esperienza giusta per capirne la portata: per arrivarci bisogna attraversare il Real bosco di Capodimonte, una sorta di passeggiata che ricorda quella della Reggia di Caserta prima di visitare gli appartamenti reali. E il bosco, con l’imponente museo che si avvicina sempre più, diventa un viaggio quasi dantesco verso la visione divina. Artisti come Caravaggio e Simone Martini accolgono i visitatori e lo rapiscono, un po’ come i grandi musei di Firenze.

Annunci

Affascinante la scelta di dedicare un intero piano, il terzo, alla pop art, dove si viene accolti dal Vesuvio realizzato da Andy Warhol. Una piccola nota: il Vesuvio di Warhol, come altre opere, possono viaggiare in giro per l’Italia se vengono organizzate altre mostre a tema, quindi ci sono sì punti fissi, ma specialmente nel piano della pop art non è tutto stabile. Può esserlo anche nell’altro senso, con dipinti o sculture importate per un certo periodo di tempo. A ogni modo, qualunque cosa possiate incontrare nella giornata che dedicherete al museo, non resterete delusi.

Il consiglio che posso darvi, sul modo di andare al museo di Capodimonte, è questo, se abitate nei pressi. Organizzatevi in coppia o meglio ancora in gruppo. Sveglia sul prestino, ma senza esagerare, che insomma, dovete rilassarvi fin da subito, su. Prendete giusto un caffè, poi magari vi concedete una buona colazione a poca distanza dal museo, già a Napoli se venite da una città diversa. Una volta nel museo, date un’occhiata all’orologio solo per capire quando si avvicina l’ora di pranzo (ma ve lo dirà anche lo stomaco, il corpo umano è tendenzialmente preciso su questo). Uscite e cercate una delle ottime pizzerie nei dintorni, così dopo tanto cammino vi sedete e chiacchierate di quanto visto mentre vi gustate un altro scorcio d’arte, ovvero la pizza napoletana. Poi una passeggiata rilassante, se proprio volete, e infine ritorno a casa. Ne uscirete arricchiti.

La foto in evidenza è di Antonio Moscaggiuri, per gentile concessione.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: