Non si tratta semplicemente di turismo, di moda, di tradizioni o di cultura: si tratta di rovesciamento generazionale. Ed è per questo che Dior, Maria Grazia Chiuri e Chiara Ferragni hanno trionfato.
È stata detta qualunque cosa sulla sfilata a Lecce di Dior, che ha visto la luce grazie alla direttrice artistica Maria Grazia Chiuri. I pareri negativi, e superficiali, si sono sprecati. Secondo me, sono accadute delle cose molto importanti, sia a livello artistico, sia a livello culturale in senso lato. Certo, l’elogio del femminismo mi è piaciuto molto e altrimenti non potrebbe essere: una sfilata che celebra la potenza e la carica femminile non poteva emozionarmi fortemente. Però credo che ci sia stato dell’altro e cioè che questo evento abbia parlato direttamente a un segmento di popolazione con cui pochi, pochissimi parlano davvero: gli under 18, cioè la futura classe media, dirigente e operaia di domani.
Partiamo dall’inizio. Come moltissime persone, ho guardato la sfilata della collezione cruise di Dior in streaming. Mi ha commosso profondamente, per via dei messaggi di forte empowerment femminile che vi erano contenuti. Era una sfilata di abiti da donna, cosa avrebbe dovuto contenere in fondo? Una delle cose che ho capito, però prima ho preferito leggere anche altri pareri per vedere se ci avevo preso (non capisco molto di moda), è che durante la sfilata è avvenuta una sorta di trasfigurazione. Le modelle hanno iniziato a sfilare con un fazzoletto di sangallo in testa. Questa cosa l’ho capita solo leggendo: era un omaggio alle contadine salentine, alle coltivatrici di tabacco. Non potevo afferrarlo subito questo dettaglio: mia nonna era una sarta che realizzava abiti per il mondo dello spettacolo e per le donne aristocratiche (e non aveva grande consapevolezza di cosa indossasse la gente comune, forse è per questo che ho una passione smodata per le piume di struzzo), la sua mise non prevedeva un fazzoletto in testa, ma un metro al collo, i fili per imbastire, gli spilli appuntati sulla scollatura e un ditale. Mano a mano che la sfilata procedeva, il mood cambiava. Fino a che non sono apparse delle modelle con abiti e tiare che mi ricordavano fortemente qualcosa. Anche una persona profondamente ignorante di arte come me le ha riconosciute: erano le Cariatidi, che fanno capolino sulle costruzioni della Grecia antica. Schiave adorne di monili che reggono le strutture della società. Sono queste le donne del Salento: contadine-dee che per secoli hanno nutrito, economicamente, filosoficamente e dal punto di vista educativo, l’estremo tacco d’Italia. Quella terra tanto vicina alla Grecia, colonizzata da greci e che ancora parla “greco” in luoghi, canti, tradizioni.
Ora veniamo a Chiara Ferragni. Chiara Ferragni ha dimostrato di essere una persona sensibile e intelligente in questi anni. È una che ha letteralmente inventato un mestiere, cui oggi in molti aspirano. È una ragazza giovane, fresca, intelligente. Una che mette il suo check su prodotti di qualità. Dovrebbe essere di secondaria importanza, ma ha sposato un uomo altrettanto sensibile e intelligente e insieme formano una coppia davvero unica. Per citare una delle ultime cose che hanno fatto: lanciare una raccolta fondi per aiutare la sanità lombarda in piena crisi Covid-19. E hanno aderito anche loro alla raccolta, dando il buon esempio.
Negli ultimi tempi, Ferragni si è mostrata alle prese con diverse gite in Italia, alla scoperta di luoghi naturali, artistici, enogastronomici. C’è chi dice che lei aiuti il turismo, c’è chi invece la denigra. La verità è un’altra e, a mio avviso, le fa ancor più onore. In Italia c’è una generazione quasi invisibile, denigrata e svilita. Parlo degli zoomer, i giovanissimi. Questi ragazzi vengono spesso liquidati come fannulloni e senza valori, ma sono all’interno di una società, di una scuola e di una famiglia che spesso non dialoga con loro, che non fornisce loro i giusti strumenti per crescere. Era dal 1968 che le generazioni in Italia non erano così distanti tra loro. Come si inserisce Ferragni in questa questione? Semplice: è una dei pochi che riesce a dialogare con gli zoomer, a dare loro degli strumenti per comprendere la realtà che li circonda. Non dovremmo denigrarla, ma elogiarla più spesso. Anche i suoi post sui social che la ritraggono con il marito Fedez sono chiari esempi di educazione sentimentale, di come si costruisca un rapporto alla pari. Insomma, per quello che mi riguarda, più Ferragnez e meno chiacchiere. Hanno vinto tutto.