Smetto quando voglio è una trilogia di Sydney Sibilia: si tratta di un’opera originalissima, realizzata sul tema del precariato universitario, tra risate, drammi e tensioni.

C’era una volta il Professore e la sua banda. Ma, come ben sapete, non amo troppo La Casa di Carta. Prima del Professore però c’è stata la banda dei ricercatori e quella sì che la amo alla follia. La banda dei ricercatori è al centro della trilogia Smetto quando voglio, realizzata da Sydney Sibilia. Nel 2014 si parlò a lungo del primo capitolo al Festival del Cinema Europeo: non mancò il paragone tra Sibilia e Carlo Verdone. Questi due registi, ognuno a modo proprio ha ritratto una generazione.

Verdone ha dato voce ai boomer, Sibilia l’ha data alla Generazione X. E l’ha fatto con tre commedie, che compongono appunto Smetto quando voglio, che parlano di un gruppo di ricercatori precari a La Sapienza: questo gruppo diventa una banda, che ha l’idea di creare smart drug – ossia droghe non illegali perché non ancora codificate dalla legge – e immetterle sul mercato degli stupefacenti. Da qui si diramano diverse storyline che portano i protagonisti verso un vero e proprio giallo.

Più che la storia, e i suoi continui cambi di registro, ciò che è fantastico di Smetto quando voglio è che Sibilia abbia creato una storia originalissima, che tuttavia presenta delle similarità con altre. Alcuni sono infatti abbastanza lapidari e considerano Smetto quando voglio una trilogia derivativa, scopiazzata da Breaking Bad. In realtà, oltre a un simile spunto iniziale, non ci sono grossi punti di contatto tra le due opere.

C’è però una trilogia che a mio avviso ha avuto un grosso ruolo nella scrittura di Smetto quando voglio. Partiamo dal presupposto che Sibilia, co-autore anche di soggetto e sceneggiatura, è nato nel 1981. Questo lo colloca agli inizi della Generazione Y, ma con i benefici culturali di cui potè godere la Generazione X. Tra questi benefici c’è l’aver potuto fruire una storia che per quella generazione è fondamentale: Ritorno al futuro.

Naturalmente Ritorno al futuro e Smetto quando voglio sono due trilogie diverse, ma presentano svariati punti di contatto. Il primo è la circolarità dei tre film: in ogni pellicola di entrambe le trilogie, accade che siano presenti le stesse battute (in Smetto quando voglio quasi si sfiora il tormentone con «Siamo le menti migliori di questo Paese») e delle situazioni che si evolvono in maniera similare. Per esempio il personaggio dell’archeologo Arturo, in ognuna delle pellicole, deve riuscire a scovare degli escamotage logistici basati sul proprio lavoro: dapprima con un piccolo furgone, quindi con delle armi ottocentesche, poi con dei reperti del Terzo Reich e infine con una base nel tunnel della metro sequestrata a causa del rinvenimento di suppellettili archeologiche. E c’è poi, quasi sul finale, quella lunga scena che ti tiene incollata alla poltrona con le unghie infilate nei braccioli.

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Smetto quando voglio, al di là della struttura narrativa, però è anche un grande manifesto, romanzato certo ma comunque con un fondo di verità, del modo in cui le intelligenze e la cultura vengono trattati in Italia. Collocate peraltro in un periodo storico in cui, almeno in teoria, essere nerd è una cosa estremamente fica. Il tema dei «dinosauri che bisogna eliminare» viene portato al parossismo: i baroni vengono riassunti da un professore che è incapace di insegnare così come di apprendere, che cerca l’intrallazzo e non fa certo il bene né dei suoi ricercatori, né dell’università, né appunto di questo Paese. E non manca chi per sopravvivere intraprende scelte sbagliate, innescate da un circolo vizioso. Gli argomenti seri, serissimi, sono però spezzati da una risata, da una battuta, da una situazione divertente. Perché Sibilia è questo, ci racconta la disperazione di chi cerca di sbarcare il lunario intraprendendo attività illecite che non sarebbero affatto nelle proprie corde. Ma anche il fattore grottesco che c’è dietro tutto questo.

Il cast è fantastico e nei tre film comprende Edoardo Leo, Valeria Solarino, Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Stefano Fresi, Lorenzo Lavia, Pietro Sermonti, Libero De Rienzo (che tra l’altro si chiama Bartolomeo, come il personaggio interpretato in Santa Maradona), Neri Marcorè, Francesco Acquaroli, Marco Bonini, Giampaolo Morelli, Luigi Lo Cascio e Greta Scarano.

Se nelle prossime giornate di festa volete godervi un’opera assolutamente unica, vi consiglio di vedere Smetto quando voglio: tutti e tre i film sono nel catalogo Netflix.

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