Nel 1982 Carlo Verdone girò il suo terzo film da regista: si tratta di uno degli stracult del nostro cinema, ovvero Borotalco.
Fin dagli esordi della sua carriera, Carlo Verdone ha cercato di raccontare la realtà intorno a lui come tragicommedia. I personaggi dei suoi film li conosciamo e li riconosciamo: li conosciamo in quanto icone immortali e li riconosciamo nei volti e nelle parole dei nostri amici e parenti. Verdone è riuscito a costruire dei modelli comportamentali di società italiana dai quali è impossibile sfuggire anche ad alcuni decenni di distanza. Con Borotalco, Verdone è riuscito a entrare nella leggenda degli stracult al terzo film.
La storia è quella di Sergio, giovane disoccupato e fidanzato con una donna autoritaria che ha un padre terrificante. Trova lavoro come rappresentante di enciclopedie porta a porta, ma non ha grande successo. Così pensa di rivolgersi a Nadia, una collega che invece è bravissima a vendere enciclopedie. Ma nel giorno del loro incontro, Sergio decide di spacciarsi per Manuel Fantoni, un pallonaio appena conosciuto e arrestato dalla polizia: fa colpo su Nadia, che tra l’altro è una fan di Lucio Dalla, del quale Sergio/Manuel dice di essere grande amico. Sergio mantiene l’equilibrio su un castello di carta, che crolla spezzando il cuore di Nadia, travolta da un camion. Il finale non ve lo dico, ma penso che sia una delle cose più rappresentative per l’Italia di quegli anni. Nel cast figurano lo stesso Verdone, Eleonora Giorgi, Mario Brega, Angelo Infanti, Isa Gallinelli e un fantastico Christian De Sica. E c’è anche Moana Pozzi che fa la comparsa.
Ma ciò che più colpisce in superficie e resta a insinuarsi nella nostra quotidianità è la colonna sonora in cui ci sono Lucio Dalla e gli Stadio, da L’Ultima Luna a Grande figlio di puttana, fino a Un fiore per Hal, che fa parte della storyline. La colonna sonora è un dettaglio fondamentale in questo film, perché musica e amore sono tasselli di uno stesso puzzle: per Verdone, la musica è importantissima non solo nei film, ma soprattutto nella vita, come lui stesso scrive in alcuni post su Facebook. È così, con musica e amore, che Verdone colpisce al cuore lo spettatore.
Cos’ha di tanto speciale questo film? Ci sono sicuramente molti elementi estetici significativi, ma il punto di forza di Verdone sono sempre stati i suoi personaggi, in particolare il timido e impacciato Sergio, che ricorre in diversi nomi, da Mimmo a Giovannino, in diverse sue pellicole, con piccole differenze. Sergio è un po’ tutti noi, ed è forse quest’identificazione che ha permesso alla pellicola di resistere al tempo.
Su Borotalco esistono vari aneddoti. Oggi ho letto questo su Lucio Dalla che posto appena più in basso. Il mio preferito resta quello secondo cui il monologo di Brega sulla rissa in via Veneto sia tratto da un reale racconto di Brega su una rissa, racconto avvenuto nel dietro le quinte del set di Bianco Rosso e Verdone l’anno prima.