La lunga carriera artistica di Mario Orabona l’ha portato a esplorare moltissime tecniche di pittura e scultura. L’ultima frontiera è quella della pittura moderna.
di Paolo Merenda
Il pittore Mario Orabona si occupa di pittura da decenni: è del 1967 il primo premio importante, con L’annunciazione, quadro particolarmente significativo. Ha una formazione in gran parte classica, ha realizzato molti soggetti religiosi o legati alle stradine del territorio del suo paese, Parete, o di altri luoghi in Italia. L’ispirazione gli viene dalle zone che visita e vede tutti i giorni, come i vicoli di Parete o i corsi che si aprono sulle chiese dando un colpo d’occhio alla tela di assoluto spessore. Ma ultimamente ha dato una sferzata allo stile, esplorando quello moderno. Una sferzata totale, anche nei colori, più accesi e dalle forme squadrate, invece delle tinte pastello e le curve morbide dei dipinti classici, a cui comunque non smette di pensare. Ne è un esempio The World Orange, che già nel nome richiama quale sia il colore predominante.
Ha già realizzato tre lavori su tela (Arancia Meccanica, The World Orange, Profondo rosso), caratterizzati da forme metalliche che ricordano talvolta un animale, altre volte un albero e così via. Bello il contrasto con il colore, che dà vita al pezzo inanimato grazie alla profonda esperienza di Mario Orabona. Quello moderno non è però un periodo del tutto nuovo per lui, anzi forse il progetto più antico, come spiega lui stesso.
«Ho lavorato molti anni alla Olivetti, e sulla catena di montaggio o alla pressa mi capitavano pezzi di metallo che già allora colpivano la mia fantasia: nel maneggiarli ci vedevo un cervo, una giraffa, un uccello ad ali spiegate. Ho semplicemente fissato su tela i ricordi di quel periodo, così come ho inserito nelle sculture, nel corso degli anni, altre esperienze di vita. Talvolta addirittura, mettevo da parte quando potevo i pezzi più interessanti e ci facevo delle piccole sculture estemporanee, esposte ancora adesso nel mio vecchio luogo di lavoro.»
Il periodo attuale ha lasciato a casa molte persone, tra cui quelle legate all’ambito artistico. Sul futuro, a fine pandemia, è voluto tornare perché c’è molto che bolle in pentola.
«Voglio tornare a mostrare il bello al pubblico e a fare mostre. Mi manca ma prima o poi tornerà e avrò altre occasioni. Magari nel frattempo avrò anche terminato un progetto impegnativo, una serie di quadri che narrano le varie fasi sul ritrovamento del quadro della Madonna tanto cara a noi paretani. Quindi ci sarà il momento in cui viene scavata e liberata dalla terra, quello in cui viene portata in chiesa e così via, fino alla processione dei giorni nostri. Piuttosto, c’è un’altra idea per il dopo Covid a cui tengo: vorrei realizzare un museo con tutte le opere che posseggo, e che sia fruibile al pubblico, dagli appassionati alle scolaresche. Un posto in cui mostrare quello che ho realizzato in tutta la mia vita.»
