Ovvero «spritz, Covid e sei in pole position».

Il Dogui mi perdonerà (spero). E magari anche i Vanzina. Ma, a volte, mi sembra di svuotare il mare con un cucchiaino da caffè. Cosa aspettarsi dal 2024? Nessuno sa cosa ci riserva il domani, anche se io periodicamente ci provo a capirlo. Ma è difficile se non sei Nanni Moretti.

Ho provato a scrivere e riscrivere questo post più volte. Ma, sarà il Covid, sarà che sono un po’ giù da alcuni mesi, sarà che non vedevo l’ora di rivedere i miei amici in questi giorni e ovviamente non posso, mi vengono fuori sempre cose di una tristezza assurda.

Chissà perché l’anno al termine ci sembra sempre brutto. Anche se ovviamente niente a che vedere con il Natale di 8 anni fa, quando ho perso mio padre. Soprattutto perché quell’esperienza di lutto mi ha insegnato una cosa, che è una specie di corollario della legge di Murphy: quando le cose iniziano ad andare bene, la tragedia è dietro l’angolo. Non c’è redenzione, non c’è perdono. E poi c’è questo fatto che lo scrivere mi obbliga a essere obiettiva e dire (e scrivere) cose crudelmente vere, come il figlio del Perozzi.

Ma allora non abbiamo nulla di buono in cui sperare? Sì, ci sono delle cose che non ci deludono mai. I buoni libri, il buon cinema, la buona musica. Per esempio, nel 2023 uno dei miei artisti musicali preferiti, Gianluca De Rubertis, è uscito con dei nuovi singoli. Ci sarà un album? Questa è una cosa per cui vale la pena sperare, “La violenza della luce” l’ho amato alla follia.

Qui trovate traccia di alcuni libri e film che ci sono piaciuti quest’anno. Ovviamente, come tutti, abbiamo visto Barbie e Oppenheimer, però le nostre attese erano rivolte ad altro. Tipo al nuovo film di Aki Kaurismaki ora al cinema che però naturalmente non ho potuto vedere. Ma è questo fondamentalmente la speranza per il futuro. Ci saranno sempre film grandiosi da vedere e magici libri da leggere.

E forse anche qualche apertura per la società. Proprio i film di Natale che ho rivisto in questi giorni, mi hanno dato una traccia di come il mondo sia cambiato in meglio negli ultimi 40 anni. È chiaro che di fronte a una società più aperta, più libera, meno pregiudiziale, ci siano rigurgiti di conservatorismo (per usare il termine più neutro possibile) e in questo caso la speranza è che certe idee discriminatorie finiscano di nuovo nelle fogne da cui provengono. Anche e soprattutto a causa delle guerre in corso, che spingono a prendere una posizione netta, ma una posizione netta la si può prendere solo contro l’odio, la violenza, l’omicidio di massa. Che non è poco, ma manco abbastanza talvolta.

Ma anche in questo la cultura è la chiave. È un passe-partout per diverse serrature. È solo che le serrature dobbiamo andarcele a cercare.

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