Carlo D’Angiolella è un interessante fotografo del casertano: abbiamo parlato dei suoi ritratti ma non solo.

di Paolo Merenda

Un luogo comune ai nostri occhi, vissuto quotidianamente, può diventare del tutto nuovo se si cammina costantemente alzando lo sguardo di soli dieci metri. Pensateci, ci si ricorda dell’insegna del bar, della macelleria, della statua al centro della piazza, ma quanto sapete dire dell’ultimo piano di tutti gli edifici, senza andare troppo lontano, del vostro stesso quartiere?

A me, nelle città e nei paesi che visito per la prima volta, succede di chiedere a qualcuno del luogo «cos’è quella tal cosa lì in alto?» per sentirmi rispondere che non l’avevano mai notata. Ma il vedere in alto è anche una metafora, di saper guardare con occhi nuovi quello che c’è sempre stato, a qualunque altezza. Ed è questa la lezione che ha fatto sua Carlo D’Angiolella, fotografo amatoriale (ma neanche troppo, data la qualità degli scatti) di Parete, in provincia di Caserta, col suo progetto Volti da Parete.

Carlo D’Angiolella, che nella vita è un biologo nutrizionista, ha il pallino della fotografia da sempre. Risale al 2008 l’acquisto della sua prima camera personale, una fotocamera digitale Fujifilm, e poco dopo i primi scatti con un piano preciso in mente. Piani come Il Viaggio, una serie di fotografie che fu esposta a Parete in un’edizione del fortunato Ecosummer, festival estivo sempre in crescita che nell’ultima edizione ha visto sul palco Nada, e che trovò spazio anche nel corso della rassegna fotografica Oltre l’immagine.

Foto di Carlo D'Angiolella
Autoritratto di Carlo D’Angiolella

La sua mostra, Volti da Parete, è stata esposta dal 14 aprile al 14 giugno 2019 nel palazzo ducale del paese, una struttura riportata a nuova vita negli ultimi anni. Il palazzo ducale, eletto monumento nazionale dal 1939, ha avuto origine nel 1615 nella struttura architettonica arrivata fino a noi. La famiglia nobile Moles ha lasciato il posto ad altre famiglie, a qualche anno di incuria e ora, dopo quattro secoli, al primo museo della fragola in Italia e al Pam, Parete Art Museum, oltre a numerose mostre presenti nelle imponenti stanze restaurate.

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Volti da Parete però in queste settimane di emergenza sanitaria dovuta al Covid-19, il coronavirus che sta facendo tremare l’Italia e il mondo intero, sta tornando a nuova vita grazie ai post sui social network. Un pubblico ancora più vasto può ammirare questi personaggi catturati dall’obbiettivo di Carlo D’Angiolella, facce comuni, che si potevano incontrare in una passeggiata normale per il centro, e che si potranno rivedere in giro a emergenza finita. In poco meno di venti foto emerge un ritratto eterogeneo dei “volti noti” del paese casertano, in cui le rughe sono una mappa unica di ciò che hanno vissuto. Lo stesso si può dire degli occhi, Carlo D’Angiolella ne cattura le sfumature e la storia.

«Ho voluto raccontare un po’ la comunità attraverso i volti delle persone che lo compongono, come pezzi di un puzzle. Ad esempio come ne I Simpson, in cui c’è una moltitudine di personaggi che insieme tratteggiano la città di Springfield. Ho cercato di narrare la storia di Parete attraverso persone note e meno note che scandiscono i tempi della quotidianità. La genesi del progetto è datata 2015, ho sempre bramato di fotografare Vincenzo Orabona, il sarto che si trova sulla strada tra “il pizzo” e piazza Berlinguer. All’inizio ero titubante nel chiedere, e anche il primo approccio non fu dei migliori. Alla fine però fece la differenza l’effetto comunità di Parete, ricordava bene mio nonno e alla fine acconsentì. Non so se quella è la foto migliore, ma senz’altro è quella a cui do un’importanza maggiore.»

Ci sarà un futuro per questa mostra? Alla domanda è stato possibilista, magari con uno scatto al giorno pubblicato sui gruppi Facebook del paese, che hanno dato un riscontro più diffuso e immediato rispetto alla mostra di un anno fa. Oppure usando i canali social del Pam come contenitore. In tutti i casi, non basta che attendere e vedere cosa succede.

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