Il buco, film arrivato in Italia il 20 marzo, continua a far discutere per la storia e il cervellotico finale. Quali sono i possibili significati?
di Paolo Merenda
Prima di arrivarci al finale de Il buco, qualche nota per chi non ha visto il film, vi avverto io quando arriveranno gli spoiler, state tranquilli. Non comincerò con «l’assassino è il maggiordomo». Qualche giorno fa stavo cercando il film Contagion, ma sul catalogo Netflix non c’era, e sono stato colpito da questa pellicola spagnola, Il buco. Innanzitutto il titolo, che in inglese è The Platform, come la piattaforma che porta il cibo, mentre il titolo originale spagnolo, El Hoyo, che pure può essere tradotto come “il buco”, in realtà viene tradotto nei dialoghi come «la fossa». Invece in italiano si ricorre a Il buco. Provate a invertire B e C: esce Il cubo, film di Vincenzo Natali del 1997 che ha davvero molte molte assonanze con questo film (e che è anche il mio preferito in assoluto). Pure lì, persone racchiuse in una prigione avveniristica di cui si ignora il reale scopo, e anche lì entra una persona che ha contribuito alla creazione ma che ne ignora la portata. Da molti è stato associato a Snowpiercer, ma trovo che Il cubo sia l’archetipo de Il buco.
A differenza di suo “padre”, Il buco, del 2019, ha avuto più fortuna: presentato al Toronto International Film Festival nel settembre scorso, ha vinto il premio del pubblico ed è stato acquistato da Netflix. Poco dopo, al Sitges – Festival internazionale del cinema fantastico della Catalogna, ha vinto 4 premi, tra cui miglior film e miglior regista rivelazione (l’esordiente Galder Gaztelu-Urrutia Munitxa). Ha vinto un premio anche in Italia, al Torino Film Festival, e dalla fine di marzo è il film del momento anche qui.
Cos’è la fossa? Una prigione sotterranea sviluppata in verticale, con un numero di livelli sconosciuto (a un certo punto si scoprirà che sono 200), e due prigionieri per ogni stanza. Una volta al giorno scende una piattaforma stracolma di cibo, che si ferma a ogni piano per permettere a tutti di mangiare. Va da sé che quelli ai primi livelli, con tanta abbondanza, mangiano più del dovuto, lasciando ai livelli inferiori stoviglie rotte e piatti vuoti. Chi sta a un piano molto basso, semplicemente non mangia. Ogni mese, i prigionieri (che scelgono volontariamente di entrarci per evitare pene carcerarie più lunghe, o per avere privilegi successivi), cambiano livello casualmente, andando più su o più giù. Vengono spostati in coppia, stando insieme mese dopo mese, fin quando uno dei due muore o finisce il periodo da passare nella fossa. Se un prigioniero un mese sta al livello, per dire, 150, e quindi non mangia tranne se ricorre al cannibalismo uccidendo e mangiando la persona con lui nella stanza, e il mese successivo si sveglia al livello 5, dove gli arrivano torte intonse e ogni ben di Dio, la ragione vorrebbe che, avendo capito cosa succede in basso, si ravvedesse e arrivasse a razionare il cibo. Invece fa ormai parte del sistema e ridiventa ingordo.
Che cibo arriva? Al momento di entrare, ognuno indica il proprio piatto preferito, che viene preparato nelle cucine situate al piano 0 in maniera impeccabile. Se ognuno mangiasse solo quello che ha indicato al momento di essere reclutato, la piattaforma, che per grandezza può contenere appunto circa 400 piatti, farebbe arrivare al livello 200 gli ultimi due piatti, quelli preferiti dai prigionieri di quel livello.
La storia viene vista da Goreng, che è entrato per smettere di fumare e avere un attestato di permanenza nella fossa al termine di 6 mesi, il cui valore non viene spiegato, ma che forse gli servirà per lavorarci in futuro. Ognuno può portare un oggetto, e lui porta con sé il libro Don Chisciotte della Mancia, per un po’ di lettura edificante. Si sveglia al livello 48, e il suo primo compagno di cella è Trimagasi, che, ben conscio di cosa sia la fossa, al contrario di Goreng, porta con sé un affilatissimo coltello. Non ha cattive intenzioni, ma deve stare un anno lì dentro per omicidio colposo, e ha scelto di entrarci perché l’alternativa era un lungo processo e chissà quale pena carceraria.
A un certo punto Trimagasi lascerà il posto a Imoguiri, la donna che ha reclutato Goreng e molti altri, e lei spiegherà molte cose sulla struttura a un Goreng non più innocente, tra cui che il cibo è fatto in quantità sufficiente, se nessuno si lasciasse prendere la mano, e che nessun prigioniero può avere meno di 16 anni.
Il mio consiglio? Se non l’avete visto, vedete prima il film e poi tornate per proseguire, perché da qui cominciano gli spoiler e la spiegazione del misterioso finale.
Il primo mese, come detto, Goreng divide il livello 48 con Trimagasi, che nonostante sia stato a piani molto più bassi, non ha rispetto per quelli delle stanze inferiori, «tanto loro faranno lo stesso con noi il mese prossimo». Fa parte del sistema corrotto, tanto da ignorare Miharu, una ragazza che cerca la figlia ogni mese, scendendo con la piattaforma fino al piano della bambina, e da spiegare poche cose al compagno di stanza, tra cui che non possono prendere cibo dalla piattaforma e conservarlo, pena essere uccisi con temperature altissime o bassissime.
La sua follia, sopita, esplode il mese successivo, quando i due si svegliano al 171, Goreng legato e imbavagliato, e Trimagasi pronto a tagliare pezzi del suo corpo per mangiarne e rimanere in vita. Solo l’arrivo e l’intervento di Miharu, con cui si è ormai instaurato un rapporto di amicizia, lo salva, ma non a caso è Goreng a finirlo e non la ragazza alla perenne ricerca della figlia. Qui il protagonista supera un altro limite, mangiare carne umana (dal cadavere di Trimagasi, che poi lo accompagnerà sotto forma di allucinazioni per il resto del film). E così è un ragazzo che fa sempre più parte del sistema a incontrare, il terzo mese, al livello 33, Imoguiri, la donna che lo ha selezionato, entrata una volta scoperto di aver perso la lotta contro il cancro. Da lei viene a sapere che ci sono 200 livelli, che se il cibo venisse razionato vivrebbero tutti in armonia e che non possono entrare minori di 16 anni. Di fatto, è un esperimento sociale portato ai limiti. E se Goreng ha portato un libro, Imoguiri ha portato come “oggetto” addirittura il suo cane, perché pensa di poter cambiare il modo di intendere il cibo con la forza delle parole. Se Goreng è Don Chisciotte, Imoguiri è Sancho Panza, e sono la ragione contro la forza di tutti gli altri. Alle due categorie sfugge Miharu, la speranza, che torna anche questo mese, con numerose ferite, e viene curata dai due al livello 33.
Ma tutto crolla il mese successivo: Goreng e Imoguiri si svegliano al livello 202, e sotto di loro altri piani a perdita d’occhio. Nemmeno l’ex dipendente sapeva tutto, e probabilmente lo stesso valeva per i cuochi, data la capienza della piattaforma. Imoguiri si impicca (e non si butta nel buco, per poter così lasciare il corpo sul piano e far sì che Goreng ne mangi) perché capisce che il sistema non può funzionare, le regole sono truccate. Ma il nostro Don Chisciotte sopravvive di nuovo, avvolto dalle allucinazioni, e il mese successivo si risveglia al livello 6, quasi il Paradiso. Il nuovo compagno, Baharat, è un uomo che non rappresenta un pericolo, ma il suo tentativo di salire al piano 5 (e da lì all’uscita, dato che il suo oggetto è una corda) fallisce. Trimagasi dice a Goreng che può stare tranquillo al 6 un mese, riprendersi, poi se gli dovesse andare male al sesto e ultimo mese può sempre uccidere Baharat a tradimento, mangiarne e infine uscire dalla fossa.
Ma lui è un eroe, per quanto corrotto dalla struttura, e dopo aver calcolato circa 250 livelli esistenti in base al tempo di discesa della piattaforma, con Baharat decide di sovvertire il sistema: scendono, attraverso la piattaforma stessa, e cercano di razionare il cibo per tutti i livelli. La loro discesa dal Paradiso all’Inferno degli ultimi livelli è un viaggio costellato da violenze, perpetrate in parte da loro stessi quando qualcuno vuole accaparrarsi più cibo del dovuto, e dall’incontro con una persona che spiega loro che «la panna cotta è il messaggio», ovvero oltre a far mangiare tutti deve anche far tornare al livello 0 una pietanza perfettamente preparata, senza che venga toccata da nessuno. La scelta ricade appunto sulla panna cotta, che i due difendono dalle grinfie dei prigionieri. Ma prima del livello 250 Goreng vede Miharu colpita a morte da due prigionieri e qui c’è il vero punto di svolta, in cui ognuno decide quale sia il vero finale del film.
Baharat e Goreng scendono dalla piattaforma, riescono a uccidere i due assassini subendo profonde ferite a loro volta, ma per Miharu non c’è più nulla da fare. Si trascinano sulla piattaforma appena in tempo per scendere ancora. Ma senza più fermate, sono arrivati tardi per tutti gli altri, e vanno ben oltre i 250 stimati da Goreng.
333. 333 livelli, che possono contenere 666 prigionieri, questa è la vera profondità della fossa, e all’ultimo livello un solo prigioniero è presente, la bambina, la figlia di Miharu. Capiscono che la bimba è il messaggio, e le danno da mangiare la panna cotta ancora intonsa, mentre perdono il contatto con la piattaforma che scende a un ulteriore piano buio. Dovendo aspettare il giorno successivo, si addormentano, ma Baharat non sopravvive. Goreng porta la bimba sulla piattaforma, per scendere alla zona buia e attendere che poi risalga al piano 0. Trimagasi fa però un’altra delle sue comparse quando sono sul fondo, e gli dice che il messaggio, la bimba, non ha bisogno di lui: è lei a essere innocente, non lui. Goreng scende, resta al buio con Trimagasi, e la piattaforma sale su, portando in salvo la bambina.
Si aprono i diversi modi di intendere il finale, che segnano anche il livello di ottimismo o pessimismo.
1 – Tutto vero. La bambina fa crollare il sistema, mostrando ai cuochi che ci sono minori di 16 anni e, dopo aver parlato con lei, che esistono 333 livelli e non 200. Poi il piano buio, accessibile per le pulizie (quando ci va Goreng non trova montagne di cadaveri di quelli che si sono suicidati lanciandosi nel buco, quindi è stato pulito), viene raggiunto dai soccorsi che salvano il protagonista.
2 – La bimba non esiste ma la struttura sì. Imoguiri gli dice che Miharu è entrata da sola, non possono esserci bambini, e poi se vengono uccisi e mangiati uomini nerboruti, una bambina è il dessert. Quindi Goreng e Baharat sono scesi al livello 333 e sono morti lì. La panna cotta risale in superficie, però, e il messaggio arriva. A sostegno di questa e della prossima tesi ci sarebbe il fatto che, quando la piattaforma scende al piano buio sottostante e i tre rimangono con la panna cotta in mano (quindi tenendo del cibo fuori tempo massimo), la temperatura non varia e non li uccide.
3 – Nemmeno la struttura esiste. L’ultimo scontro di rilievo accade prima del livello 250, le ferite ai due viaggiatori sono profonde, quindi muoiono sulla piattaforma subito dopo. Il livello 333 non esiste, è la rappresentazione di Goreng dell’Inferno, non a caso nella visione possono essere ospitati 666 prigionieri. Ma la speranza sopravvive, e quindi nella visione c’è la bambina, la parte pura dell’anima di Goreng, che risale in Paradiso.
Volete sapere quale dei tre è per me? Non saprei, forse la seconda, ma c’è una scena che non mi spiego: quando Baharat e Goreng scendono, trovano Miharu a lottare con due prigionieri, e soccombere davanti ai loro occhi. Dato che la piattaforma scende una volta al giorno, pur affermando che Miharu sia scesa a quel piano solo il giorno prima, possibile che i tre abbiano lottato per 24 ore, nonostante la ragazza fosse armata con il coltello di Trimagasi, uno dei prigionieri con una spada affilatissima e l’altro fosse pieno di muscoli? E se anche quella scena non è reale, non saprei più dire cosa lo sia.