Compie oggi 59 anni Michael J. Fox, interprete della trilogia che ha contrassegnato la generazione X.
Se per coloro che sono nati entro la prima metà degli anni ’70 Guerre Stellari è stato un cult, per noi che siamo nati tra la seconda metà degli anni ’70 e tutti gli ’80, non c’è nessuna trilogia, precedente o successiva che ci abbia appassionato di più di Ritorno al futuro. Sì, insomma, il film in cui «Alex P. Keaton che vuole farsi la madre», come viene detto in Stranger Things.
Michael J. Fox è stato molto più di questo, anche se dobbiamo ammettere che la sua interpretazione di Marty McFly è magistrale, memorabile, emozionante (anche se poi finiamo per ricordare la scena di lui sul palco a suonare Johnny B. Goode, rifatta recentemente nel video dei Pinguini Tattici Nucleari per il loro brano Ringo Starr). Eppure non avrebbe dovuto interpretarlo lui Marty, il cui ruolo fu affidato inizialmente a Eric Stoltz. Non che avesse qualcosa di sbagliato Stoltz, ma l’agiografia narra che la chimica sul set non sia semplicemente mai partita, sebbene sia anche lui un talentoso attore.
Quando guardavo alcuni dei suoi film (Il segreto del mio successo, Doc Hollywood, Amore con interessi, Caro Zio Joe), Michael J. Fox mi ha sempre ricordato un che di Mickey Rooney e non solo per le fisique du role del bravo ragazzo americano, piccoletto e ingenuo – in contrapposizione allo stereotipo del sexy e rassicurante macho, ex quaterback del liceo.
Eppure anche Michael J. Fox ci ha provato a ribaltare certi stereotipi teen, diventando indissolubilmente parte dell’immaginario collettivo. Certo, l’indizio di incesto presente in Ritorno al futuro ha dato un calcio a molte convenzioni cinematografiche (ma in realtà il bacio tra Lorraine e Marty è il modo più semplice per spiegare allo spettatore il cosiddetto «paradosso del nonno»), ma la distruzione totale dei cliché arriva con Voglia di vincere, in cui l’attore interpreta l’imbranato Scott, il peggiore giocatore di basket della scuola, che in realtà diventa il migliore sfruttando le sue doti di licantropo. Ma, come spesso accade nella formula più fortunata del teen drama, Scott si lascia travolgere dal successo, perdendo di vista gli amici, la famiglia e le cose importanti.
Se però dovessi dire quale a film con Michael J. Fox sono maggiormente affezionata, be’, parliamo di Le mille luci di New York. La storia racconta di un giornalista in disgrazia, costretto a combattere i suoi demoni aggiungendone degli altri: l’alcolismo e la dipendenza da droghe. Nelle sue notti insonni, il protagonista Jamie trascina con grande intensità il suo male di vivere, fino all’inevitabile e americanissima redenzione.