BlacKkKlansman è un film emozionante, con una lezione che lo rende attuale più che mai.
In colpevole ritardo arrivo alla visione di BlacKkKlansman di Spike Lee. Devo essere sincera, io ero follemente innamorata di questo regista, da quando, a 12 anni, ho visto per la prima volta Fa’ la cosa giusta. Ho amato molto pellicole come Jungle Fever, Malcolm X, Girl 6, La 25a ora, Mo’ Better Blues, He Got Game, Lei mi odia, Inside Man e Bamboozled (ho cercato di ricordarli più o meno nell’ordine in cui li ho visti), Ma poi c’è stato Miracolo a Sant’Anna e qualcosa in me si è spezzato, per una serie di motivi.
Di Miracolo a Sant’Anna non mi sono piaciute due cose: una è il paternalismo strisciante e l’altra il fatto che la produzione abbia dovuto cedere alla richiesta dell’Anpi per aggiungere un disclaimer all’inizio del film per spiegare che i fatti erano frutto di fiction. Certo che un film è frutto di fiction, perfino nelle autobiografie o nelle narrazioni storiche in prima persona ci sono elementi d’invenzione: chiedetelo un po’ a Giulio Cesare che cosa scrisse nel De Bello Civili. Per questo mi arrabbio nel leggere i pregiudizi di Spike Lee a Django Unchained, che lui non aveva visto. Neppure io ho gradito, per ragioni differenti, sulle prime, Django Unchained, ma ammetto che è una pellicola che arriva sulla lunga distanza. E non è che Quentin Tarantino abbia una fissazione con il termine «negro», è che il suo utilizzo nei dialoghi è funzionale al realismo della narrazione. Tarantino ha raccontato con Django una bella fiaba, in cui gli africani di prima generazione in America riescono a liberarsi dalla schiavitù, a distruggere gli schiavisti. Cosa che nella realtà ha richiesto ben più impegno e una serie di decisione politiche, nate peraltro non per beneficare gli schiavi africani. E questo Spike Lee lo sa bene, dato che ha chiamato la sua casa di produzione 40 Acres and a Mule, ossia quanto fu promesso ma mai corrisposto dai nordisti vincitori della guerra civile.
Con BlacKkKlansman, Spike Lee racconta anche lui una bella fiaba, in cui gran parte delle cose saranno accadute realmente e nel dettaglio (dato che il film è tratto da un’autobiografia). Ci aggiunge però una chiosa finale, che rende il film meno fiabesco e più impattante. Anche se non mancano delle caratteristiche fondanti del cinema del regista di Brooklyn, come la critica al modo in cui i mass media statunitensi hanno da sempre raffigurato gli afroamericani (stavolta, sotto la lente d’ingrandimento, ci finisce Nascita di una nazione di David Wark Griffith, un regista il cui nome, per noi italiani, rimanda inevitabilmente a Guidobaldo Maria Riccardelli). E naturalmente quel piano sequenza, quello che è diventato un po’ il marchio di fabbrica di Spike Lee.
Nel cast di BlacKkKlansman figurano John David Washington, Adam Driver, Laura Harrier, Topher Grace, Ryan Eggold, Michael Buscemi, Harry Belafonte, Nicholas Turturro e Alec Baldwin.
La storia di BlacKkKlansman è quella di un poliziotto afroamericano che prova a combattere il razzismo dall’interno del sistema. Nella sua prima incursione sotto copertura si innamora di un’attivista (resa visivamente con un look à la Angela Davis, che tra l’altro viene nominata), e poi inizia un’inchiesta molto difficile, con l’aiuto di un collega ebreo: smascherare e mandare in galera il nuovo Ku Klux Klan. Nelle due ore e un quarto di film succedono moltissime cose, ma il film si conclude con il protagonista maschile e la protagonista femminile in guardia per il prossimo atto di razzismo istituzionalizzato, cui seguono le immagini di come il razzismo sia ancora qualcosa di molto pericoloso per gli afroamericani nel 2017 (e oggi, aggiungiamo noi, dopo l’emersione delle pratiche della polizia che è seguita alla morte di George Floyd, qualcosa di cui Spike Lee aveva parlato più volte, e in maniera particolare ed emblematica in Fa’ la cosa giusta).
Il cinema di Spike Lee, Miracolo a Sant’Anna a parte, è fondamentale per capire molte cose. E negarle non è la strada giusta. Forse perché, come Radio Raheem, crediamo che alla fine l’odio sarà sconfitto dall’amore.