Chris Benoit ha ucciso moglie e figlio, prima di suicidarsi, e questo non si può cancellare. Ma lo stesso vale per le sue gesta nel ring.
di Paolo Merenda
Nel wrestling ci sono alcune pagine oscure, di cui si parla poco. Ad esempio Jimmy Snuka, il cui probabile omicidio dell’allora fidanzata, curiosamente di nome Nancy anche lei, è stato scoperto troppo tardi e giustamente non perseguito (al tempo, Snuka aveva già le funzioni cognitive ridotte al minimo, e sarebbe morto non molti mesi dopo). Ma nel wrestling giapponese storie ancor più significative, anche se mai confermate, abbondano, come veri e propri omicidi della Yakuza fatti da wrestler durante gli allenamenti, mascherati da mosse sbagliate. L’Uomo Tigre nella realtà, in pratica.
In questo contesto si inserisce la parabola discendente di Chris Benoit, che ho avuto la fortuna di vedere lottare dal vivo nell’aprile del 2007, due mesi prima della tragedia. Il wrestler canadese è morto 13 anni fa, il 24 giugno 2007, suicida, dopo aver tolto la vita alla moglie Nancy e al figlio Daniel. Il tutto nell’arco di un intero weekend, e da allora sono state molte le teorie tirate fuori nell’arco del tempo. Quella ormai più accreditata riguarda un eccesso di steroidi, sostanze dopanti e quant’altro, tutto ben tollerato dalla Wwe, per cui si esibiva Benoit, che hanno portato la mente e il corpo del wrestler canadese sul ciglio del precipizio. Da lì, è bastato qualche litigio di troppo con la moglie, forse una crisi matrimoniale in atto, forse problemi di salute del figlio, per farlo cadere.
Certo, l’uomo dietro l’atleta ha avuto la pesante colpa di non aver chiesto aiuto, perché è ciò che avrebbe potuto fare in qualsiasi momento. Non è il solo wrestler ad aver avuto problemi fisici e, come purtroppo molti altri, ad essere morto giovane (40 anni per lui), ma gli altri sono riusciti a comunicare, in qualche caso anche riuscendo a evitare la prematura morte per cause naturali. Proprio lui, un faro per lo spogliatoio con i consigli che dispensava ai giovani atleti (era soprannominato “Il Presidente” dietro le quinte), non è riuscito a essere un pizzico più saggio, per capire che quanto stava per fare fosse tremendamente sbagliato e doloroso?
Ma allora perché nel wrestling web c’è chi continua a parlare dei suoi grandiosi incontri, o chiedersi del motivo per cui non è stato inserito nella Hall of Fame, di fianco a personaggi come il suo fraterno amico, e anch’egli scomparso giovane (38 anni), Eddie Guerrero?
Da un lato per le colpe dello stessa sistema wrestling (nonché altri sport), a cui proprio la morte di Benoit ha dato una scossa e fatto cambiare le cose. Subito dopo la sua scomparsa, infatti, venne smascherato il sistema di ricette mediche false o assenti per prendere farmaci vietati agli atleti di molte discipline. D’altronde, non è una teoria ma un fatto che, per i suoi eccessi, l’autopsia dimostrò che Chris Benoit sarebbe comunque morto di lì a un anno per le condizioni cardiache compromesse, mentre aveva pure il cervello di un anziano affetto da Alzheimer per i colpi presi sul ring e le sostanze illegali.
D’altro canto, diciamolo: scindendo l’atleta dall’uomo e parlando del primo, i suoi incontri erano davvero belli, la sua tecnica sopraffina, come ho avuto modo di vedere anche dal vivo nell’ultimo show in Italia, in una serata della Wwe che faceva molto Ecw (oltre lui, c’erano Rob Van Dam e Sabu, fra gli altri). Diversi colleghi dalla condotta cristallina, sempre pronti ad aiutare e prendere le difese del prossimo e di chi è vessato, come Chris Jericho e Mvp, con cui ebbe tra l’altro il suo ultimo feud, lo hanno difeso. Non per quanto fatto, ma ne hanno difeso la memoria come atleta, condannando al contempo il Benoit marito e padre.
Una linea sottile e scomoda, ma che a mio avviso rappresenta quella giusta per capire chi fosse: un mostro, sia di bravura sul ring e nello spogliatoio, che nel senso più brutto e personale, negli ultimi giorni di vita.