Uno dei pezzi più importanti della carriera degli Afterhours e della musica italiana: Quello che non c’è.
di Paolo Merenda
È il 2002 quando esce l’album Quello che non c’è degli Afterhours. Manuel Agnelli e soci con questo lavoro si discostano in parte da quanto fatto prima, virando verso una musica maggiormente d’autore e ricercata. Nelle tracce si trovano canzoni splendide come Non sono immaginario, La gente sta male e altre. Ma uno dei pezzi di cui si parla maggiormente ancora oggi (e di cui nel 2017 viene ripreso un verso per l’album di vecchi successi che festeggiano i 30 anni di carriera) è Quello che non c’è.
Vincitrice dell’Italian Music Award come miglior testo, è una canzone in cui si affronta in maniera disillusa il modo in cui molte certezze crollano man mano che si cresce. Non a caso il brano si apre con una «foto di pura gioia», che è il titolo dell’album del 2017, quando si scopre far riferimento a una foto reale.
Si tratta di un’immagine di Manuel Agnelli bambino, con una pistola giocattolo regalatagli dal padre. Un momento di pace e innocenza che man mano si perde, fino a quando il cantante dice «rivoglio le mie ali nere, il mio mantello» per sognare ancora e tornare a quand’era bambino.
Il verso che più di tutti ha colpito me e molti altri fan, è questo: «Curo le foglie, saranno forti, se riesco ad ignorare che gli alberi son morti». La cura dei particolari, sottovalutando il disegno totale, è tipico di una vita sempre più frenetica, in cui ovviamente non c’è posto per la pace che è la vera ricerca della felicità. Alla fine, Manuel Agnelli dà anche la sua risposta: disilluso sì, ma non tanto da non capire che «la chiave della felicità è la disobbedienza in sé a quello che non c’è».
Come mai questa canzone colpisce tanto? Perché è triste, ma con diversi raggi di sole, di speranza, grazie a un sapiente uso della musica e un testo che, come detto, ha ricevuto anche un prestigioso premio. Gli Afterhours hanno davvero fatto centro, a mio avviso, perché ogni singola strofa può essere ascoltata da sola e avere comunque un profondo significato. Tutta insieme, invece, è un viaggio che scende, scende, fino a toccare il fondo, ma poi risale fino a rivedere la luce. Delle stelle, astri lontani ma romantici e affascinanti, o del sole, luminoso e accecante? Non sono le uniche due strade, le uniche due chiavi di lettura: basta vedere il video ufficiale per capire come il gruppo musicale abbia mescolato ulteriormente le carte. Ma senza intaccare la magia del brano.