Cinismo, paradosso e sentimenti sono gli ingredienti di America oggi, film di Robert Altman del 1993.

Nel cinema di Robert Altman c’è sempre una capacità narrativa unica all’interno del panorama contemporaneo del cinema statunitense. Una capacità narrativa che non passa mai di moda e funge da ispirazione per altri. È innegabile infatti che il suo film America oggi sia l’archetipo su cui si è innestato, anni dopo, Magnolia di P.T. Anderson.

La struttura delle due pellicole è la stessa: in una città (che per America oggi è Los Angeles), le persone continuano a incontrarsi e scontrarsi, legate da vincoli famigliari, amicali, di vicinato, d’affari o dal caso. Fino a un climax che dovrebbe essere rivelatore: un terremoto, qualcosa di molto comune a LA, che però anziché interrompere le vite dei protagonisti, ci mostra il modo in cui queste andranno avanti (be’, tranne in un caso abbastanza eloquente).

Nel cast figurano, per coppie, Tim Robbins e Madeleine Stowe, Matthew Modine e Julianne Moore, Anne Archer e Fred Ward, Jennifer Jason Leigh e Chris Penn, Lili Taylor e Robert Downey jr, Frances McDormand e Peter Gallagher, Tom Waits e Lily Tomlin, più Andie MacDowell, Jack Lemmon, Lori Singer e Lyle Lovett. In altre parole un cast assolutamente eccezionale per un film eccezionale.

Quando si guarda America oggi è tutto sospeso, anche il giudizio dello spettatore, soprattutto quello morale. Emblematico è in tal senso il personaggio di Chris Penn che (occhio allo spoiler) nel finale uccide una donna che si sottrae alle sue avance. Altman ce lo presenta come un perdente, un padre di famiglia che pulisce le piscine degli altri. La moglie, interpretata da Leigh, è una telefonista erotica a cottimo. E a Penn non resta che dividersi tra lavoro, figli e input erotiche che vengono dalla moglie che lavora da casa. In più, il suo migliore amico, interpretato da Downey, è un truccatore cinematografico, che gli racconta minuziosamente delle attrici che trucca mentre sono completamente nude. Di fronte a tutte queste istanze, il personaggio di Penn è come una bomba pronta a esplodere, cosa che in effetti avviene un attimo prima del terremoto. Ma Altman non condanna Penn: non ci dice se il seme della violenza era in lui già da prima, se invece è stata la società a spingerlo oltre il limite. Ci dice solo che accade e che la polizia indagherà. Perché c’è spazio per tutto (o quanto meno per molte cose) in America oggi, anche per la redenzione, ma non per ciascuno dei caratteri in scena.

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Gran parte degli altri personaggi sono grotteschi oppure tragici. I personaggi grotteschi, come quelli di Robbins o Gallagher, peraltro connessi tra loro, contribuiscono all’effetto sorpresa della trama, con delle scene cuscinetto decisamente divertenti e intrise di antifemminismo. Anche in questo caso non c’è un giudizio morale: Altman si limita a raccontare una storia così come accade. 

E c’è anche una sfumatura tragica del grottesco, nel nonno che va dal nipotino in ospedale e finisce per confessare un tradimento mentre il bambino muore. Nel suicidio di un’artista che vive nella menzogna e nella malinconia. In un gruppo di pescatori che finge di ignorare la presenza di una ragazza morta nel lago per non far scappare i pesci.

È lo spettatore che alla fine del film si pone dei dilemmi etici: cosa è giusto? Cosa possiamo perdonare? (E in questo caso si comprende bene dove abbia appreso la lezione P.T. Anderson). Ognuno di noi, quando termina la visione resta con le proprie risposte e naturalmente con l’amaro in bocca. Perché America oggi non rassicura mica, rivela solo il cinismo nell’essere umano, qualunque situazione stia vivendo nella sua vita.

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