Snatch è un film del 2000, il secondo lavoro da regista per Guy Ritchie dopo Lock, Stock and Two Smoking Barrels.

di Paolo Merenda

Alcune pellicole sono di difficile catalogazione, sia per il genere che per la follia artistica con cui vengono trattati certi temi. Snatch, secondo film lungo del regista Guy Ritchie, che oggi festeggia il compleanno (è nato difatti il 10 settembre del 1968) si annovera senz’altro fra questi. Per chi non lo avesse visto, al momento è nel catalogo Netflix.

La trama, spiegata in poche righe, sarebbe anche semplice: Snatch – Lo strappo si apre con Frankie Quattro dita che compie una rapina, portando con sé un diamante di dimensioni considerevoli, e che fa gola a tutta una serie di gangster della scena londinese. Nel frattempo, Turco e Tommy il piccolo cercano di acquistare una roulotte a un prezzo basso in un accampamento di zingari, dove vengono gabbati da Mickey O’Neil, forse il pugile di strada più forte del mondo. Le storie si intrecciano, specialmente quando Testarossa, un boss di Londra, comincia ad aver a che fare con il pugile che gli rovina degli incontri clandestini.

Ma perché questo film del 2000 è diventato così di culto nel corso degli ultimi 20 anni? In parte per merito del cast: Quattro dita è interpretato da Benicio del Toro (che personalmente ho amato ne I soliti sospetti), il pugile di strada Mickey da Brad Pitt, ben lontano dalle ambientazioni che gli hanno reso l’Oscar per C’era una volta a Hollywood, Turco è Jason Statham, la cui carriera nei film d’azione l’ha reso un volto conosciutissimo, e inoltre troviamo Dennis Farina, Vinnie Jones, Stephen Graham e molti altri. Senza dimenticare la colonna sonora, in cui figura Lucky Star di Madonna, con cui Guy Ritchie è stato sposato a lungo.

Le ambientazioni e l’ironia che pervade il film lo rendono un unicum nel panorama internazionale: se le ambientazioni strizzano l’occhio a Trainspotting, il grosso lo fa l’ironia che si trova anche in scene più serie, o almeno che dovrebbero esserlo. Gli incontri di pugilato nel fienile o su ring di fortuna di Brad Pitt, ad esempio, o la questione dei “coni”, ovvero i cani nel villaggio degli zingari, sono stati visti da un numero impressionante di persone grazie alle condivisioni da YouTube e altre piattaforme sui social.

Ma Snatch non è solo questo, infatti la storia porta pian piano a un finale inaspettato e incastrato alla perfezione nella trama. Tutto fatto molto bene.

Non deve stupire se 17 anni dopo era ancora nella mente degli addetti ai lavori; è del 2017 il riadattamento in versione serie tv, seppur nessuno dei grossi nomi del film originale vi abbia preso parte.

La versione italiana nasconde una chicca: intanto un plauso ai doppiatori, che hanno cambiato lo slang inglese originale in un italiano pieno di inflessioni ma assolutamente credibile. Così sono nati i “coni” per parlare dei nostri amici a quattro zampe, tanto per fare un esempio, ma tutto ciò che dice Brad Pitt in italiano è da studiare per capire come fare questo lavoro. A tradurre i dialoghi di Quattro dita, poi, un nome d’eccezione, Francesco Pannofino. L’uomo ha prestato il volto come protagonista in una produzione tutta italiana, ormai cult: parliamo di Boris, in cui Pannofino è il regista René Ferretti, che gira Gli occhi del cuore “un po’ alla cazzo di cane”, come dice sia lui che Elio e le storie tese nella sigla.

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