Negli anni ’80 nel mondo occidentale c’era scarsa attenzione e sensibilità verso alcune tematiche attinenti alla “diversità” in senso lato. Grasso è bello ha proposto per la prima volta qualcosa di molto differente.

Nel 1988 uscì al cinema il film che avrebbe proposto per la prima volta al pubblico un’attrice ventenne di nome Ricki Lake. Quel film fu uno dei capolavori più abbordabili di John Waters per un’ampia platea, perché la storia non mostrò nulla di spiccatamente trash (anche se col senno di poi una certa realtà narrata nel film, quella rei talent show, avrebbe preso una deriva decisamente trash in alcuni casi): Grasso è bello.

La storia parla della giovane Tracy, un’adolescente obesa, appassionata di un talent che si chiama Corny Collins Show e che sogna di prendervi parte. È innamorata di un ragazzo, Link, che canta e balla in quel programma, mentre è bullizzata da Amber, prima ballerina della trasmissione. Però per Tracy, che vive a Baltimora con la madre Edna, una stiratrice, e il padre Wilbur, che ha un negozio di scherzi, si apre la possibilità di andare a ballare in tv, grazie al suo talento nella danza e alla sua simpatia. 

Tracy non rompe solo lo stereotipo dell’immagine televisiva: chi va in tv deve essere perfetto? No, ci dice John Waters, deve solo avere talento o almeno così dovrebbe essere. Ma la “diversa” non è solo Tracy con i suoi chili, c’è anche il nodo dei compagni di scuola afroamericani di Tracy, che non possono ballare in tv con i loro coetanei caucasici per via delle Jim Crow Laws (la storia è ambientata negli anni ’60). Tracy però crede fortemente nell’integrazione e deciderà di aiutarli, anche a costo di essere arrestata. L’ultima “diversità” di cui si parla nel film è quella relativa a identità di genere e orientamenti sessuali, entrambi impersonati dalla mamma di Tracy: a vestire i suoi panni la divina Divine, drag queen amica del regista, tanto iconica da aver ispirato il look di Ursula ne La Sirenetta.

Diciamo che la Disney deve molto a Divine, a John Waters e a Grasso è bello. Il film è diventato prima un musical a Broadway e poi un film musicale dal titolo Hairspray, nel 2007. Il musical Disney vede nel cast anche alcuni attori del film originale: Ricki Lake che compare in un cameo muto nel ruolo di una talent scout, Jerry Stiller che passa dall’essere il padre di Tracy all’interpretare Mr. Pinky, imprenditore nel campo delle taglie forti, e infine lo stesso Waters che nel film originale era lo psichiatra di Penny, ora diventa un maniaco esibizionista nel piano sequenza iniziale.

Nel cast originale, oltre agli attori già citati, compaiono Sonny Bono, Debbie Harry, Ruth Brown e Pia Zadora, a ricordarci quanto Waters ami creare delle commistioni tra diversi media, dalla musica al cinema.

Vale la pena soffermarsi sulla parola che ho usato e che ho messo spesso tra virgolette, “diversità”. Usare questa parola negli anni ’80 era abbastanza comune, ma ora, che abbiamo una sensibilità nuova e più consapevole, è necessario chiarire una questione sulle cosiddette minoranze. Obesi/curvy/sovrappeso (per i quali prende sempre più piede la body positivity), persone lgbtqai*, africani/migranti (anche di terza, quarta e quinta generazione) sono dei gruppi di persone che non necessariamente rappresentano una minoranza numerica. Ma, dal punto di vista dei diritti umani e del rispetto, dobbiamo ancora fare passi da gigante nei confronti di questi insiemi (nel senso più matematico del termine). Per cui passatemi queste semplificazioni anacronistiche, perché, esattamente come facciamo per Friends o altri prodotti che ci appaiono datati in alcuni contenuti, anche un film inclusivo come Grasso è bello è stato solo un punto di partenza. Anche se, come punto di partenza, è stato letteralmente una bomba ad ampio rilascio.

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