Molti storcono il naso su Monica Bellucci attrice, ma io credo che Irreversible di Gaspar Noé sia uno di quei film che vanno visti per capire molte cose.
L’entropia è la tendenza di un sistema, vivente o non vivente, di non opporsi al caos. L’entropia è quando ci scappa la mano sul tubetto del dentifricio e ne spremiamo più di quello che ci serve, e poi il resto lo dobbiamo buttare. L’entropia è quando ci cade un vaso di cristallo sul pavimento e si frantuma in mille pezzi. Non si può tornare indietro, l’entropia è un processo irreversibile e assoluto.
Gaspar Noé ci ha provato a tornare indietro, almeno con il montaggio di quel processo entropico chiamato Irreversible, sua pellicola del 2002 in cui gli allora marito e moglie Vincent Cassell e Monica Bellucci interpretano marito e moglie sullo schermo. Non è una cosa nuova: è accaduto precedentemente, per esempio, a Paul Newman e Joanne Woodward (l’unica coppia che citerò che è rimasta insieme tutta la vita), a Brad Pitt e Angelina Jolie, a Tom Cruise e Nicole Kidman. C’è però qualcosa di molto originale in Irreversible, che però non è – come potreste pensare – il montaggio al contrario, comune ad altre pellicole.
Nella storia, una meravigliosa coppia scopre di essere in attesa del primo figlio. Marito e moglie vanno a una festa, che lei decide di lasciare per tornare a casa, dopo che lui ha esagerato con alcol e droghe. Ci vuole poco, giusto l’attraversamento di un sottopassaggio, che in realtà diventa fatale per la moglie, stuprata e ferita in maniera forse letale da uno sconosciuto. Il marito, appresa la tragedia, parte alla ricerca del colpevole, correndo per le strade, irrompendo nei sex club. E alla fine trovandolo e uccidendolo con un estintore: in realtà, quello che il marito uccide non è il vero colpevole, che invece se ne va alla chetichella. Questa è la narrazione lineare della trama, che invece allo spettatore appare al contrario, dai momenti più violenti a quelli più teneri. È lì che lo spettatore capisce quanto davvero questa vicenda sia irreversibile, come quando ti esce troppo dentifricio dal tubetto.
Irreversible è peculiare per la crudezza della narrazione: Noé ti trascina letteralmente nel sottopasso con Monica Bellucci, ma ancora prima che lo spettatore sappia tutto, lo carica sulle spalle di Vincent Cassel e via per le strade di Parigi, alla ricerca di qualcuno che la fa franca. Non si può restare indifferenti di fronte a una pellicola così: o la si ama o la si odia, non ci sono molte sfumature. E lo spettatore vorrebbe gridare tutto il dolore e la pena della protagonista, affiancare il protagonista nella sua folle corsa, ma non può. È già accaduto, anche se solo nella finzione scenica – ma potrebbe accadere a tutti.
La storia di Irreversible ti colpisce come un pugno in faccia. Tecnicamente è un film che presenta molti spunti di interesse – d’altra parte Noé non è certo l’ultimo arrivato alla macchina da presa – ma la trama risulta essere preponderante rispetto al resto, che comunque è notevole. Il film è claustrofobico, e pur essendo montato al contrario, fa crescere la nostra angoscia via via che le scene scorrono. È particolarmente stridente la tenerezza finale tra i due sposi in dolce attesa, quel punto di non ritorno che ricorda un po’ una citazione di un racconto di Michail Bulgakov, Morfina:
La felicità è come la salute: quando c’è non ci si fa caso. Ma quando gli anni passano, come ci si ricorda della felicità, Dio mio, come la si ricorda.