L’anima gemella di Sergio Rubini è stato uno dei film che ha riacceso l’interesse per i set in Puglia.
C’è stato un periodo, a cavallo degli anni ’70 e ’80, molto fiorente per il cinema in Puglia, anche se per lo più in un’ottica Bari-centrica. Bari, Andria, Trani, Corato e i loro hinterland ospitarono il set per molto pellicole comico-erotiche (quelle con Lino Banfi, Edvige Fenech, Lilli Carati, Nadia Cassini, Gianfranco D’Angelo, Francesca Romana Coluzzi e altri per capirci). Anche le altre province della Puglia furono toccate occasionalmente da produzioni di questo genere, ma anche altre, come Le farò da padre di Alberto Lattuada, ma è stato solo con gli anni ’90 che il cinema d’autore è tornato a girare in tutta la Puglia.
Tra le prime pellicole che hanno acceso i riflettori su questa regione, iniziando a modificare l’impatto del cinema sull’economia locale, ci sono sicuramente Liberate i pesci di Cristina Comencini e L’anima gemella di Sergio Rubini. Quest’ultimo film va in onda stasera alle 21,05 su Cine34. Ma di cosa parla?
La storia è quella di Teresa (Valentina Cervi), che ha tutto, o quasi. È ricca, ottiene sempre quello che vuole, ma non ha l’amore di Tonino, di cui è invaghita, perché sebbene Tonino stia per sposarla, fugge dall’altare con Maddalena (Violante Placido). Con l’aiuto di Angelantonio (Sergio Rubini), figlio di una macara, Teresa rapisce Maddalena e fa un incantesimo in cui l’una e l’altra si scambiano i corpi. Ma Tonino si disamora molto presto della nuova Maddalena, iniziando ad avvicinarsi invece a Teresa, che in realtà è la vera Maddalena sotto mentite spoglie. A testimoniare che l’amore è cieco. A Teresa, che ora è Maddalena, non resta che una carriera nelle televendite.
L’anima gemella è una pellicola graziosa che si lascia guardare senza troppe pretese intellettuali. Che ci racconta una bella storia d’amore con un cast interessante, sul quale spiccano soprattutto Cervi e Rubini. Quest’ultimo ci regala un personaggio grottesco ma anche di grande umanità: se sono i soldi a smuovere le sue intenzioni iniziali, la pietà è ciò che lo rende ancor più umano e apprezzabile. Angelantonio è un goffo traffichino con l’arte di campare, ma fa la scelta giusta nel momento in cui decide di non uscire e lasciare campo libero alla madre per risolvere l’intricata vicenda che lui stesso aveva generato.
Uno dei punti di forza della pellicola è rappresentato sicuramente dai set naturali o antropizzati della provincia di Lecce, tanto che dal 2002 – anno in cui fu girato questo film – a oggi, si moltiplicano di anno in anno le produzioni cinematografiche che scelgono il Salento e la Puglia per girare. Quando lo si chiede ai registi, la risposta relativa ai pregi della location risiede per lo più nella magica luce dell’estremo tacco d’Italia, una luce che dura meno ore al giorno a causa del problema di fuso orario, ma che illumina tutto in maniera assolutamente unica.