Sacha Baron Cohen è molto noto per i suoi personaggi al limite della candid camera, ma indubbiamente il film comico più bello che abbia interpretato è Il dittatore.
C’è un mio amico che detesta Sacha Baron Cohen. Sicuramente non ha visto The Spy, miniserie Netflix sulla storia della spia realmente esistita Eli Cohen e che non è un ruolo comico. Forse non ha visto Ali G in Da House e neppure Il dittatore. Eppure gli consiglio di vedere quest’ultimo ormai da mesi, tanto più che è disponibile su Netflix. Al mio amico non piace l’idea dei mockumentary comici che interpreta Cohen e diciamo che parzialmente ha ragione, perché i ruoli migliori l’attore britannico li interpreta nella pura fiction.
Diciamo le cose come stanno: Sacha Baron Cohen è estremamente divertente. È “cattivo”, politicamente scorretto, ma riesce a farti riflettere sulle cose. Ed è proprio questo che fa Il dittatore, un film che è una feroce satira sulla dittatura ma anche su come la democrazia sia spacciata come forma di stato liberale, ma in realtà è un’oligarchia in mano ai ricchi.
La storia parla di Aladeen – la cui figura è stata spesso accostata a Gheddafi – il dittatore dello stato canaglia di Wadiya, che vive una vita all’apparenza appagante. Una presentazione esilarante lo introduce e spiega come Aladeen sia stupido, pieno di sé e completamente in delirio per il potere. Un viaggio negli Stati Uniti però cambierà tutto: sopravvissuto a un attentato alla sua vita, Aladeen scoprirà un mondo diverso, scoprirà che in realtà non ha fatto giustiziare nessuno e scoprirà soprattutto l’amore.
Quando ti prende male all’idea di decapitare qualcuno, quello è amore.
È un tema interessante quello dell’amore che percorre Il dittatore. Aladeen ci viene presentato inizialmente come un uomo potente, che soggioga sessualmente col denaro vip di ogni tipo. Lo si vede a letto con Megan Fox, che poi decide di non trascorrere la notte con lui, per recarsi da un altro potente. Trapela la solitudine di Aladeen, che non solo è costretto a condividere la toilette con Osama bin Laden, ma soprattutto trascorre ogni notte da solo davanti al muro con le foto delle sue conquiste, che sono tali solo sulla carta.
Ma non vi preoccupate, questo film non è un’apologia della dittatura, sebbene lo potrebbe apparire a una lettura superficiale. Il discorso finale di Aladeen merita tutta la nostra attenzione e commozione: è lì che Aladeen professa in realtà il suo amore per la democrazia, una forma imperfetta in cui tutti hanno diritto di parola, ma che sceglie volontariamente da chi essere governata.
Certo, nella pellicola, prima e dopo questo monologo sono presenti tutti i parossismi che costituiscono un tratto distintivo dei personaggi comici interpretati da Sacha Baron Cohen. Ma il suo è quell’umorismo che induce alla riflessione, di concerto naturalmente con quello del regista Larry Charles, con il quale è legato da lungo sodalizio artistico. Nel cast degli attori figurano anche Ben Kinsley, Anna Faris e John C. Reilly.