Nel paese dei mostri selvaggi è un libro per bambini del 1963, diventato ormai un classico della letteratura americana (e non solo).

di Paolo Merenda

Alcuni libri per bambini sono anche, e soprattutto, dei classici della letteratura. Accade per la produzione del Dr. Seuss, Prosciutto e uova verdi tra i più rappresentativi, e appunto per Maurice Sendak, con il suo Nel paese dei mostri selvaggi. Pubblicato nel 1963, ci ha messo diversi anni per imporsi, tanto da arrivare in Italia solo nel 1969.

La storia narra di Max, un bambino indisciplinato che combina disastri in casa, fino a inseguire il proprio cane con una forchetta ed essere mandato in camera senza cena. Qui, la stanza diventa una foresta, e Max cammina fino a un corso d’acqua, dove trova una barca. Dopo un viaggio di «intere settimane, un anno e poco più» arriva al paese dei mostri selvaggi, che addomestica con uno sguardo selvaggio, appunto, fino a farsi eleggere loro re. Ma la mancanza di casa e dei genitori lo riporta indietro, e nella sua stanza trova la cena, ancora calda.

Molti i temi affrontati: la potenza dell’immaginazione di un bambino, ma anche la paura dell’abbandono, nonché il fatto che i genitori ci saranno sempre e ameranno in ogni caso i figli, da cui la presenza della cena al suo ritorno. Nell’America del 1963, però, il messaggio non fu recepito subito, anche se ciò ha portato a una conseguenza ottima per i collezionisti: accadde che la prima edizione raccolse recensioni negative per i disegni troppo tetri e la storia del bambino disubbidiente senza una crescita netta nel corso della storia (critica a mio avviso ingiusta, la crescita c’è eccome), e la madre che invece di educarlo risponde con la stessa moneta e lo manda nella sua camera. La prima edizione, quindi, non andò oltre un certo numero di copie, oggi vendute fino a superare i 10.000 dollari l’una, il che l’ha reso il libro più costoso tra quelli per l’infanzia.

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Le successive edizioni, come detto, non ebbero questi problemi: arrivarono le traduzioni, un’opera teatrale (in cui fu assegnato anche un nome ai mostri che incontra, ovvero Aaron, Bernard, Emil, Moishe e Tzippy), un film nel 2009 con la regia di Spike Jonze e numerosi premi, cosa comune a un’altra autrice, Jeanne Willis, scrittrice di Qui comando io. Tra i premi assegnati a Maurice Sendak per i suoi lavori, figura l’Astrid Lindgren Memorial Award, di cui è stato primo vincitore nel 2003, e il National Book Award sezione ragazzi, nel 1982. Tra i vincitori della sezione “maggiore”, è in compagnia di Isabel Allende, Ray Bradbury, Arthur Miller, Philip Roth e Stephen King (tranne Allende, gli altri quattro sono vincitori consecutivi), quindi non c’è da lamentarsi.

Interessante, infine, il titolo originale e la prima idea dell’autore Maurice Sendak: doveva essere Where the Wild Horses Are, ovvero Max, il piccolo protagonista, avrebbe dovuto affrontare dei cavalli imbizzarriti. Ma, semplicemente, Sendak non sapeva disegnare i cavalli e optò per i mostri, resi nel titolo originale Where the Wild Things Are, lasciando il mistero sulle cose selvagge. L’Italia, che purtroppo vanta una bella serie di titoli sfortunati, tradusse con i mostri selvaggi, togliendo in parte l’alone di mistero.

Ma, mistero o no, il libro, pensato per bimbi in età prescolare, dai 3 ai 5 anni, resta validissimo, oltre che un grosso insegnamento per i più piccoli. È stato ad esempio citato ne I Simpson, ma non en passant come accade di solito: nella diciassettesima stagione c’è una puntata intera che gravita intorno al libro. Nemmeno i Metallica si sono lasciati scappare l’occasione di citarlo, dato che hanno scritto una canzone che porta lo stesso nome inglese.

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