Nel 1986 Jim Jarmusch scrisse e diresse questo film che parlava di fuorilegge molto particolari, di Down By Law in inglese, di Daunbailò in italiano.

Non amo troppo il modo in cui noi italiani traduciamo i titoli dei film. Non sempre tutte le corrispondenze hanno la stessa atmosfera e la stessa pedissequa traduzione di Gone with the Wind – Via col vento. Ma c’è una pellicola diretta da Jim Jarmusch, che – per quello che ne so – non è mai stata tradotta in italiano e il cui titolo dice subito allo spettatore cosa andrà a vedere.

Parlo di Daunbailò (titolo originale Down By Law appunto, che significa fuorilegge). Il titolo è una sorta di pronuncia maccheronica di questo termine statunitense (il corrispettivo britannico più frequente, o almeno quello che si impara a scuola è outlaw), ed è proprio questo che sono i tre fuorilegge al centro del film: scalcagnati e parodistici come una lingua maccheronica è parodia di una lingua vera. Il film non è mai stato tradotto perché perderebbe gran parte della sua bellezza, che è nel mescolarsi di lingue, italiano e inglese, nel doppiaggio originale a opera degli stessi protagonisti.

Siamo a New Orleans. C’è Zack (Tom Waits) che è un dj in crisi lavorativa e sentimentale. C’è Jack (John Lurie) che è un protettore di prostitute. Il primo si fa mettere in mezzo in una questione di malavita e il secondo cade in una trappola: entrambi finiscono in galera, dove li raggiunge un terzo fuorilegge, Roberto/Bob (Roberto Benigni), un assassino italiano. I tre, tra un litigio e una partita a carte, diverranno amici uniti dal destino e guidati da Bob che in Italia aveva visto un film su un’evasione, riescono a scappare dal carcere. Fuori dalla galera non è facile, ma dopo varie vicissitudini, i tre riescono ad arrivare alla tintoria di un’italiana, Nicoletta (Nicoletta Braschi), che li aiuta, prima che i tre, per ragioni di opportunità, decidano di separarsi per sempre.

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Quello che emerge con forza di Daunbailò è la poesia di un film che è letteralmente poetico. Il mio primo incontro con la poesia americana, da piccola, fu proprio con questa pellicola e con Roberto Benigni che recitava le poesie di Walt Whitman e Robert Frost in italiano prima e in inglese poi. In particolare, Benigni recita The road less traveled by che, come tutti sanno parla di un bivio e di un sentiero meno battuto:

Divergevano due strade su un sentiero
e io ho preso quella meno battuta
e da lì tutta la differenza è venuta.

Nella scena finale del film, Zack e Jack si trovano proprio di fronte a un bivio, ma le due strade di fronte a loro sono ugualmente battute, per cui a ognuno non resta che prendere la propria in modo da non rischiare un’altra volta di tornare in carcere.

Un’altra peculiarità di Daunbailò è il silenzio, che c’è in molte scene o porzioni di scene. Ed è bizzarro, perché in realtà il film è pieno di musica (e di musicisti, e che musicisti dato che parliamo di Waits e Lurie). Nella colonna sonora figurano, inseriti nel contesto cinematografico, due brani di Waits tratti da Rain Dogs, ossia Jockey Full of Bourbon e Tango Till They’re Sore, mentre tutti gli altri “suoni” sono proprio opera di Lurie. Con in più It’s Raining cantata da Irma Thomas. 

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