La figura dei gladiatori dell’antica Roma viene riportata in auge da questo premiatissimo e apprezzatissimo film di Ridley Scott.
di Paolo Merenda
È del 2000 il colossal Il Gladiatore che ha la pretesa di essere sia molto simile ad alcuni fatti accaduti realmente, sia una storia inventata per altri versi, ma del tutto complementari alla realtà. Obiettivo raggiunto? Secondo alcuni studiosi no, ma è pur sempre un film, e se viene giudicato come tale, è stato un enorme successo. 5 premi Oscar (tra cui miglior film) su 12 nomination, 2 Golden Globe (tra cui miglior film drammatico) e 5 premi Bafta (tra cui, di nuovo, miglior film).
Il regista Ridley Scott, grazie a una potente sceneggiatura di David Franzoni, John Logan e William Nicholson e alle giuste location (Marocco, Inghilterra e Malta), ha realizzato una pellicola che è un’epopea della vita del generale Massimo Decimo Meridio, interpretato da Russell Crowe (uno dei premi Oscar è andato appunto a lui). Designato dall’imperatore Marco Aurelio come suo successore, provoca nel figlio dell’imperatore, Commodo (un altrettanto bravo Joaquin Phoenix) invidia a tal punto da uccidere il padre per evitare l’incoronazione di Massimo. Poi decide di farlo uccidere con tutta la sua famiglia, ma il piano non funziona: la moglie e il figlio vengono crocifissi, mentre Massimo scappa e da lì comincia la sua storia come fuggitivo e poi come gladiatore per avere vendetta su Commodo. Il ruolo di Lucilla (Connie Nielsen), sorella di Commodo ma perdutamente innamorata di Massimo, sembra essere a ogni scena l’ago della bilancia: un personaggio femminile forte che sa come dare voce alle proprie idee.
La lunga rincorsa porta a un finale davvero ben scritto, e dal quale forse Quentin Tarantino ha preso spunto nel 2012, con Django Unchained, come anche tutto il viaggio, metaforico e reale, fatto dal generale, è simile alle avventure di Django. Ovviamente, davanti a opere di questa portata, i rimandi possono essere infiniti, ma basti quello di Tarantino per far capire perché la storia è valida: i topoi dell’eroe in difficoltà sono tutti inseriti nella trama, la linearità della sua lotta per arrivare a Massimo è interrotta da ostacoli altissimi. Ed è qui che l’eroe prende forma. Insomma, una lectio magistralis per chiunque voglia scrivere una sceneggiatura, ma anche un ottimo libro di narrativa.
È il film perfetto? Ovviamente no, alcune incongruenze storiche fanno storcere il naso ai puristi da 20 anni: l’imperatore Marco Aurelio non fu assassinato dal figlio Commodo, e Commodo stesso venne sì ucciso da Narciso (il personaggio reale su cui è stato disegnato Massimo, tanto che nella prima stesura si chiamava appunto Narciso), ma in altra occasione e dopo dodici lunghi anni di regno. Lucilla, protagonista fino alla fine della pellicola, nella realtà fa parte di un complotto per uccidere il fratello Commodo, ma viene prima esiliata e poi uccisa dal fratello. Sorte ben diversa, quindi, e meno gloriosa.
Nel cast, oltre ai tre già citati, troviamo attori di spessore, come Richard Harris, Oliver Reed, Derek Jacobi e altri. Uno spettacolo anche nei nomi coinvolti, quindi, e uno spettacolo da ammirare da un punto di vista più globale.