Oggi è il 30 ottobre, ciò significa che è la notte del diavolo, al centro della trama de Il Corvo. Così mi sono interrogata su questo film.

Negli anni ’90, l’uscita del film Il corvo fu accompagnata da un grande entusiasmo. Io ero al liceo all’epoca e ricordo che ci fu una corsa dei miei coetanei a vedere il film. Un mio amico aveva anche la musicassetta con la colonna sonora, anche perché in quegli anni eravamo tutti fan dei Nine Inch Nails, dei Pantera, ma soprattutto dei Cure (qualcuno anche dei Rage Against the Machine, ma non io).

Devo ammettere che la prima volta che ho visto Il corvo ero un’adolescente. Il film mi piacque abbastanza, ma poi dopo no. Anzi, se devo essere sincera, non so da quanti anni non sento la necessità di rivederlo (cosa alquanto bizzarra, perché metto sempre in sottofondo un film che ho già visto mentre sto lavorando, in modo che il film mi tenga compagnia). Ammetto anche che la pellicola abbia un certo qual fascino: per via della fotografia, delle scenografie e naturalmente anche per quello che è accaduto nella realtà, ossia la morte dell’attore Brandon Lee. Trovo particolarmente pregevoli alcuni attori presenti nel cast, ossia Ernie Hudson e David Patrick Kelly. E concedo anche che la trama è particolarmente commovente, nel senso che tocca determinate corde.

Però ci sono cose che non si reggono, tipo i dialoghi e le frasi fatte che, al netto di un confronto con le qualità de Il corvo, pesano eccome.

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Ma torniamo a me. Negli anni ’90 ero un’adolescente, dicevo. Ascoltavo i Nirvana, i Sonic Youth e i Soundgarden, indossavo camicie scozzesi e anfibi DrMartens e il mondo delle ragazze mi disgustava. Adesso ho 40 anni, ascolto ancora i Nirvana, i Sonic Youth e piango quando ascolto The Day I Tried to Live dei Soundgarden, indosso camicie scozzesi, l’anno scorso ho acquistato un paio di scarpe DrMartens per andare all’unione civile di un amico, e il mondo delle ragazze non lo capisco ancora. Ma c’è una cosa che è cambiata e un’altra che non è cambiata rispetto a Il corvo: quella che non è cambiata è che ogni volta che vedo questo film piango (ma non per la stessa ragione del brano dei Soundgarden), quella che è cambiata è che capisco che questo film abbia su di me (e su un sacco di altra gente) una certa levatura emotiva.

E allora mi chiedo: continuiamo ad amare Il corvo per una sorta di effetto nostalgia? Forse questo film ci ricorda chi eravamo, quali erano i nostri sogni e quanto eravamo idealisti. Ma se Eric Draven ci vedesse ora, siamo riusciti a tenere fede a tutti i nostri ideali? Io finisco ogni giorno per chiedermi che persona vorrei diventare e proprio nel passato prossimo mi sono interrogata a lungo sul mio posto nel mondo. E mi sono accorta che tutte le volte che sono uscita dal mio guscio, dalla mia zona di comfort, mi sono scontrata con personalità che di quegli ideali se ne fregavano altamente. Mi piacerebbe mandare da loro Eric Draven, a farli rinsavire come fa con Darla nel film. E invece me ne sto alla finestra, che è rettangolare e non rotonda, e so che (eh sì, insomma)

non può piovere per sempre.

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