Prodotto da Netflix, è in realizzazione È stata la mano di Dio, lavoro del premio Oscar Paolo Sorrentino, un film su Maradona ma non solo.

di Paolo Merenda

Paolo Sorrentino torna a Napoli ben 20 anni dopo L’uomo in più, con protagonista Toni Servillo, alla prima prova attoriale con Sorrentino (adesso è a quota 6, il che lo colloca tra gli attori feticcio del regista napoletano). Lo fa con È stata la mano di Dio, film, come ha affermato lui stesso, intimistico, un romanzo di formazione allegro e doloroso.

La frase «è stata la mano di Dio» la pronunciò Diego Armando Maradona, forse il calciatore più grande di tutti i tempi* (nota a fine articolo), quando gli chiesero di giustificare come avesse segnato il primo gol in Inghilterra – Argentina dei mondiali del 1986. Della stessa partita, il gol del secolo, quello definito da molti esperti come il più bello della storia del calcio, che ripulì abbondantemente lo scaltro tocco di mano che servì al numero 10 argentino per segnare la prima rete, e che avrebbe macchiato la vittoria.

La pellicola conterrà quindi, come ovviamente suggerisce il titolo, il mito di Maradona, che ha giocato a Napoli negli anni ’80, ma ci sarà molto altro. Il lavoro parlerà degli inizi di Paolo Sorrentino, dei vicoletti che lo hanno visto crescere e delle sue amicizie in quel della città campana. C’è da scommettere che il tema della figura genitoriale sarà ampiamente dibattuta, dato che il regista è rimasto orfano a 16 anni. Qui, nel vissuto di Sorrentino, torna in gioco Maradona: per seguire il suo idolo (che ha già fatto comparire con un attore che gli somigliava in Youth, facendolo interagire con un altro che gli ha detto «Tutto il mondo sa che sei mancino») e il Napoli allo stadio in una trasferta a Empoli, non andò con la madre e il padre in montagna, dove i due trovarono la morte. Non deve stupire quindi che il calciatore argentino figurò tra i ringraziamenti sul palco, quando arrivò per Paolo Sorrentino l’Oscar per il miglior film straniero nel 2014 per La grande bellezza.

Annunci

Personalmente, mi aspetto qualcosa di simile a This Must be the Place, ovvero un connubio tra storie reali, la Storia, e una trama maggiormente fiction, come ci ha abituato perfino per Il divo, film su Giulio Andreotti, ma che non manca di fare voli pindarici nella fiction pura.

*Per me, sia chiaro, Maradona è il più grande calciatore della storia, ma come ho scritto in questo articolo su Il cubo, raramente stilo classifiche nette sulla canzone più bella, il libro più bello e altre cose simili. Questo perché, a seconda dell’interlocutore, il calciatore più forte è Pelè, Maradona, Johan Cruijff, fino ai più recenti Ronaldo Luís Nazário de Lima (il Ronaldo brasiliano che ha giocato anche nell’Inter a cavallo del 2000), Cristiano Ronaldo o Lionel Messi, giusto per citare qualche nome. E dato che ognuno di loro ha dato un contributo notevole al movimento, nonostante la mia preferenza sia netta, tengo anche qui una rosa di calciatori piuttosto che dire un solo nome.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: