Uno dei film che non mi stanco mai di vedere è Generazione X di Kevin Smith, una commedia divertente e politicamente scorretta sull’amore che a volte è decisamente cieco.

Tra le commedie sentimentali migliori degli anni ’90 c’è sicuramente Generazione X, secondo film che Kevin Smith girò dopo il successo di Clerks. Non un instant cult come il precedente, Generazione X parla di un gruppo di amici (e in qualche caso nemici) le cui vite girano in qualche modo in una giornata del week end al centro commerciale. I personaggi infatti sono letteralmente “topi da centro commerciale”, come nel titolo originale che è maggiormente evocativo ed esplicativo: Mallrats appunto.

Nel cast ci sono Jason Lee, Jeremy London, Claire Forlani, Ethan Suplee e naturalmente Jason Mewes e lo stesso Smith, negli immarcescibili ruoli di Jay e Silent Bob. Tra i protagonisti Shannen Doherty, che in un certo senso è la vera star del film, Ben Affleck che ancora non era diventato famoso (almeno in Italia) e il compianto autore di fumetti Stan Lee, nel ruolo di se stesso.

La trama del film è collegata al ViewAskew Universe: tutto parte dalla morte di Julie Dwyre – al cui funerale si recano Dante e Randall in Clerks – un’amica dei protagonisti. L’evento luttuoso, che però ai protagonisti non sembra destare particolare tristezza, è la molla che scatena la rottura tra Brandi e T.S., per la felicità del padre di lei, aspirante produttore televisivo di una trasmissione in stile Il gioco delle coppie. Intanto a lasciarsi sono anche Rene e Brodie: lei finisce direttamente tra le braccia di Shannon, che vuole possederla in un posto molto stretto (e no, non è il retro di una Volkswagen). Così Brodie e T.S., dopo essere andati al centro commerciale come ogni sabato, decidono di lottare per rimettersi con le loro ragazze, e lo faranno con l’aiuto degli spacciatori Jay e Silent Bob, ma anche e soprattutto con l’aiuto di Tricia, 15enne precoce in tutti i sensi che sta scrivendo un libro sulle abitudini sessuali del maschio da 14 a 30 anni.

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In questo film è tutto stupendo, perfino i titoli di testa, che ritraggono i personaggi come fossero eroi dei fumetti, il tutto con il sottofondo del brano Social degli Squirtgun. Divertente soprattutto il nome del personaggio interpretato da Affleck, che fumettizzato diventa Buttman: chi l’avrebbe detto che un giorno sarebbe stato invece Batman?

Se volete vedere Generazione X e siete molto giovani, il mio consiglio è di guardarlo con mente aperta, perché vi sembrerà particolarmente offensivo nei confronti di svariate categorie di persone. Vedere oggi un’opera realizzata negli anni ’90 significa proprio questo: sono passati solo 25 anni dalla distribuzione al cinema di Generazione X ma sembra quasi che ne siano trascorsi mille. Va bene la sensibilità diffusa che abbiamo oggi, ma non dobbiamo dimenticarci che a volte ci sono opere che si pongono come politicamente scorrette ma lo fanno solo per non rinunciare al realismo della narrazione. Se oggi questo film, come gli altri di Smith, fossero censurati, sarebbe davvero una grande tragedia.

(La foto in evidenza potete capirla solo se avete visto il film).

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