Di Joel Schumacher, St. Elmo’s Fire è uno dei tanti film che parla del passaggio tra la giovinezza e l’età adulta, ma forse non è uno dei tanti.
Diretto da Joel Schumacher e interpretato da una considerevole parte della scuderia del Brat Pack, St. Elmo’s Fire è uno di quei film che non si può fare a meno di vedere durante l’adolescenza. Soprattutto quando sei stata piccola negli anni ’80. La storia parla di sette amici, compagni di classe al college, ormai alle prese con lavori più o meno precari e un futuro che tarda ad arrivare. Tutto gira intorno a un pub, in cui tutti si riuniscono la sera, mentre uno di loro è cameriere mentre attende di diventare avvocato e un altro è sassofonista durante le serate live.
Nel cast ci sono Judd Nelson, Emilio Estevez, Rob Lowe, Andrew McCarthy, Ally Sheedy, Mare Winningham, Demi Moore (bionda!) e Andy McDowell. E c’è anche Matthew Laurance, che forse qualcuno di voi ricorderà per il ruolo di Mel Silver in Beverly Hills 90210. In pratica, nel cast c’è uno dei più vasti nuclei fondanti del Brat Pack, il movimento di giovani attori che negli anni ’80 ci raccontarono storie proprio di questo tipo, che partivano dall’adolescenza e giungevano alla soglia dell’età adulta.
Tra i personaggi ci sono Billy che soffre di sindrome di Peter Pan, Jules che è una bugiarda patologica e il mondo è troppo difficile da affrontare per lei, Alec che è un vero trasformista politico e un fedifrago, Kevin che è un aspirante giornalista innamorato della sua migliore amica, Kirby che incontra la sua donna ideale in ospedale ma lei non pensa a lui in quel modo, Leslie che ha ricevuto una proposta di matrimonio ma non è convinta e Wendy che non riesce a fare pace con il proprio corpo e sa solo sposare cause perse.
Le vicende della trama scorrono senza soluzione di continuità, per cui il film è piacevole ma qualcosa del quale non sempre riesci a ricordare tutti gli accadimenti nei minimi dettagli (be sì, a parte una scena decisamente sexy nella doccia). In generale è tutto molto anni ’80, l’happy ending in un certo senso, la fiduciosa colonna sonora, gli abiti fatti di pizzi bon ton e raso rosa shocking. Ma forse è proprio questo gusto retrò ad attirarmi più di qualunque altra cosa.
Una curiosità interessante è quella relativa al personaggio di Andrew McCarthy, che come ne L’anno del terrore interpreta un giornalista, cosa che poi sarebbe diventato nella vita, accanto a una fiorente carriera come regista (sue direzioni sono alcuni significativi episodi di Orange Is the New Black). Comunque nel film McCarthy prova a lungo a scrivere un articolo sul senso della vita: la cosa buffa è che poi ha scritto davvero qualcosa su un tema simile, per il National Geographic.