È (stato) uno dei telefilm più apprezzati e seguiti dell’intera industria dell’intrattenimento. Dodici stagioni di comicità e molto altro: ecco cosa ha rappresentato The Big Bang Theory.

di Paolo Merenda

Cosa hanno in comune lo scienziato Stephen Hawking, l’attore Leonard Nimoy, l’astronauta Buzz Aldrin, Stan Lee, Bill Gates, Kevin Smith, Neil Gaiman, William Shatner e davvero tanti altri? Orbene, dato che state leggendo questo articolo, la risposta alla domanda è lapalissiana: sono comparsi in The Big Bang Theory. Tutti, chi più chi meno, possono essere considerati nerd nel loro campo, e non potevano mancare nel telefilm lungo dodici stagioni (dal 2007 al 2019) e 279 puntate, che ha cambiato il modo di vedere i nerd nel mondo, da sfigati (la parola nerd è nata appunto in senso dispregiativo) a esperti di un campo specifico senza nessuno stigma da portarsi dietro. Anzi, i nerd di questa serie, sono quasi degli eroi, per il modo in cui lo spettatore ha trovato il modo di identificarsi con loro.

Le vite di Sheldon Cooper (Jim Parsons), Leonard Hofstadter (Johnny Galecki), Howard Wolowitz (Simon Helberg) e Raj Koothrappali (Kunal Nayyar), quattro studiosi del California Institute of Technology che nel tempo libero giocano ai videogiochi e leggono fumetti, vengono sconvolte quando nell’appartamento di fianco a quello in cui abitano Leonard e Sheldon arriva Penny (Kaley Cuoco), di cui non viene mai svelato il cognome, e che lavora come cameriera in un locale senza pretese del circondario. I due mondi collidono e se da un lato gli scienziati iniziano ad avvicinarsi, con varie strade, all’universo femminile, Penny fa un’evoluzione da cameriera svampita a donna che è attratta dalla loro intelligenza e vuole molto di più. Simbolica la scelta di un ragazzo tutto muscoli e niente cervello che frequenta a periodi alterni, Zack, che lascia definitivamente perché non è intellettualmente stimolata da lui, scelta a cui arriva man mano che matura.

Non è un caso che la serie parli di questioni sentimentali: il titolo ha a che fare con il Big Bang ossia con il momento in cui gli scienziati ipotizzano sia iniziata la vita nell’universo, ma anche con un grande «bang», parola slang che indica un rapporto sessuale.

Annunci

Col passare delle stagioni entrano in gioco altri personaggi: da Stuart Bloom (Kevin Sussman), il proprietario di un negozio di fumetti in cui i protagonisti vanno a far compere, a Bernadette Rostenkowski (Melissa Rauch) e Amy Farrah Fowler (Mayim Bialik), che diventano le fidanzate prima e le mogli dopo rispettivamente di Howard e Sheldon. Detta così le fa sembrare parte dell’arredamento, ma nulla di più sbagliato: se il cast della prima stagione è valido e sa tenere lo schermo senza nessun problema grazie a un’ottima scelta per gli altri ruoli, le due aggiunte femminili danno un senso di completezza assoluto. Il modo in cui sono caratterizzate e tratteggiate nel corso delle stagioni le rendono di fatto parte del gruppo. Non solo: Amy e Bernadette hanno contribuito a sfatare diversi luoghi comuni sulla scienza e le donne.

Come tutte le serie che fanno successo, The Big Bang Theory, creata da una brillante idea di Chuck Lorre e Bill Prady, vede man mano ruoli secondari affidati ad attori riconoscibilissimi. Cito Dean Norris, Will Wheaton (nel ruolo di se stesso, tra l’altro), il premio Oscar Kathy Bates, solo per fare tre nomi. E, come avete letto all’inizio, non sono gli unici: basti pensare al brillante fisico teorico Stephen Hawking, venuto a mancare due anni e mezzo fa, nel 2018. Hawking è comparso, ovviamente come se stesso, in ben sette occasioni (per i nerd, è il caso di dirlo, ecco la lista: 5×21, 6×6, 7×20, 8×14, 9×17, 10×9, 11×1) e, dato che è comparso in ogni stagione dalla 5 in poi, sono sicuro che era già stato trovato un posto per lui nella dodicesima e ultima. Ma, essendo del 2019, purtroppo ha preso corpo quando ormai Hawking se n’era andato.

Il capitolo compensi ci dice una cosa importante: al rinnovo, quando la serie tv di Chuck Lorre aveva macinato premi su premi (alla fine saranno 10 Emmy Award e un Golden Globe) ed era diventata un fenomeno globale, si trattò per cifre stratosferiche. Circa 24 milioni di dollari a stagione per i volti principali, un milione di dollari per ogni singola puntata in cui recitavano, e quote più basse, ma sempre superiori al mezzo milione di dollari a stagione, per gli altri diventati stabili (ad esempio, Bernadette era tra questi ultimi). Ebbene, i nomi caldi ottennero un compenso uguale per tutti, facendo alzare le quotazioni dei “meno fortunati” e abbassando i propri, e quando non si arrivò totalmente al risultato sperato, pare addirittura che misero nel mucchietto il tesoro per spartirlo equamente, come dei pirati uniti insieme da tanti anni in mare, e che si guardano le spalle a vicenda.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: