Uno dei film che attendiamo con ansia è La danza nera di Mauro John Capece, ennesima pellicola interpretata da Franco Nero, del quale ricorre oggi il compleanno.
I cinema sono chiusi. È un periodo molto triste della nostra vita. Abbiamo paura, ma abbiamo anche voglia di tornare a vivere. E naturalmente in questo periodo di stallo cresce l’attesa per tutta l’arte che potremo fruire si spera a breve. Tra i film che generano una grande attesa, almeno per quello che mi riguarda, è La danza nera di Mauro John Capece, già autore di SFashion e La scultura.
Si tratta di un thriller politico, almeno stando al trailer, anche se forse è riduttivo incasellare La danza nera all’interno di un genere ben preciso. Nel cast ci sono Corinna Coroneo, Flavio Sciolè, Franco Nero, Daphne Scoccia, Michela Bruni, Giorgia Trasselli, Adrien Liss, Gabriele Silvestrini, Claudio Bello, mentre la sceneggiatura è un lavoro a quattro mani di Capece e della protagonista Coroneo. Ed è una produzione italo-canadese che unisce Stemo Production, Evoque Art House e Odflix. E ancor prima della sua distribuzione ha già vinto diversi premi, in Europa ma anche e soprattutto oltreoceano.
Girato in Puglia, Lazio, Abruzzo e Marche, La danza nera si pone anche come il discendente di un certo cinema d’autore italiano – non a caso è dedicato a Pier Paolo Pasolini. Ma non è un omaggio, anche perché il soggetto, oltre che l’estetica della pellicola in sé, appaiono fortemente originali. La storia racconta di una ballerina che ha due lauree ma non riesce a sbarcare il lunario: la donna si scontra con il sindaco di un paese, che ha appena annunciato la sua candidatura alla Camera. E il pensiero fa presto a correre alla nostra generazione precaria che, come la ballerina protagonista de La danza nera, cerca una sua strada, una sua possibilità.
I film politici italiani che hanno fatto la storia del cinema hanno in tal senso un filo diretto con il film di Capece: queste pellicole furono girate in gran parte negli anni ’60 o nel decennio successivo, un’epoca che riuscì a dividere profondamente le generazioni. La ragione di questa divisione, allora, fu politica. Un po’ come oggi, sebbene le generazioni siano profondamente divise da uno iato che è sì in primis politico, ma presenta delle ricadute in ambito economico e culturale. Ma ho come l’impressione che La danza nera non voglia significare sullo schermo solo un tentativo di rivalsa da parte di una generazione, bensì incarnare e trasmettere una riflessione profonda sul pubblico.
Per il resto, come detto sono in attesa dell’uscita e preparo il pop corn.