Nel 1994 Ben Stiller ha esordito nelle vesti di regista con questo grandissimo film generazionale.
Raccontare il passaggio tra la giovinezza e l’età adulta: diversi narratori, registi, artisti, musicisti, attori l’hanno fatto in modo differente. Ben Stiller l’ha fatto in un modo che è profondamente vero e valido ancora adesso. Stiller ha infatti girato Giovani, carini e disoccupati, suo film d’esordio, in cui pone allo spettatore una domanda fondamentale: a quali compromessi dobbiamo scendere in questo passaggio epocale?
La risposta che dà Stiller si trova alla fine del film, che non spoilero. Vi basti sapere che il punto di partenza della pellicola è un gruppo di ragazzi neolaureati alle prese con il mondo del lavoro, con la paura dell’Aids o il coming out. Una in particolare, Lelaina, vuole diventare una regista e sta girando un documentario sui suoi amici, che si intitola Reality Bites (letteralmente «Morsi di realtà»), che poi dà il titolo originale di questa pellicola, sulla quale è caduta impietosamente la scure del solito brutto titolo italiano.
Nel cast, oltre allo stesso Stiller, ci sono Winona Ryder, Ethan Hawke, Jeneane Garofalo e Steve Zahn. Fantastica la colonna sonora che rispolvera brani tipici degli anni ’90, come la romanticissima versione fatta dai Big Mountain di Baby I Love Your Way di Peter Frampton.
Stiller è per me davvero un grande attore. Non saprei proprio dire se lo amo di più in Zoolander o ne I Tenenbaum con la sua tuta Adidas rossa (o rigorosamente nera in occasione dei funerali del padre). Non so se mi sono innamorata di lui in Tutti pazzi per Mary o ho tifato per lui in Ti presento i miei. E naturalmente non mi sono persa la sua incursione in Friends, nel ruolo dello stizzoso flirt di Rachel.
I pregi di questo film dal punto di vista tecnico sono molti: il senso della storia è spiegato da un montaggio veloce e sono presenti anche molte scene apparentemente statiche, che hanno la funzione di apportare profondità ai diversi personaggi. Il merito più grande di Stiller è aver avuto la capacità di ritrarre alla perfezione una generazione (e quelle successive), che ha ereditato gli errori delle generazioni passate, senza la possibilità di una via d’uscita, senza la possibilità di porvi rimedio. Come in effetti sottolinea Lelaina nel suo discorso nel giorno della laurea:
E si chiedono perché noi nei nostri vent’anni ci rifiutiamo di lavorare ottanta ore a settimana in modo che così possiamo permetterci di comprare le loro Bmw. Perché non siamo interessati alla contro-cultura che hanno inventato, come se non li avessimo visti barattare la loro rivoluzione per un paio di scarpe da corsa. Ma rimane la domanda, cosa faremo ora? Come possiamo riparare tutti i danni che abbiamo ereditato? La risposta è semplice… non lo so.
Probabilmente il personaggio di Lelaina ha influenzato molte persone della mia generazione: io stessa tenevo dei video-diari di me e dei miei amici nell’anno in cui mi laureai. E, nella fiction generazionale, sapete chi lo faceva? Ted Mosby, in How I Met Your Mother, ovviamente quando non era impegnato come Doctor X.