Una delle maschere dell’epoca moderna più forti e caratterizzate. Fantozzi è la miglior creazione di Paolo Villaggio, tra libri e film sul ragioniere-italiano medio.
di Paolo Merenda
Sylvester Stallone qualche anno fa, riguardo l’uscita di uno dei film più recenti con Rocky Balboa (a naso direi Creed, 2015), disse che non si può interpretare un ruolo per quasi 40 anni (il primo Rocky è del 1976): a quel punto il personaggio diventa parte di se stessi, si diventa quel personaggio. Lo stesso si può dire di Paolo Villaggio, che ha creato il ragionier Ugo Fantozzi nel 1971, nel libro omonimo, e portato sullo schermo nel 1975. L’ultimo film della saga, il decimo, è del 1999 (Fantozzi 2000 – La clonazione), mentre la serie di libri è continuata fino al nono, del 2012, Tragica vita del ragionier Fantozzi, e tecnicamente una decima opera, Fantozzi Forever, un fumetto del 2014 ideato dallo stesso Villaggio e disegnato da Francesco Schietroma. La bellezza di 20 opere totali, 25 anni dal primo all’ultimo film, 43 anni dal primo all’ultimo libro, oltre a Fracchia la belva umana o Le comiche (due delle pellicole in cui l’attore interpreta qualcosa di molto simile al ragioniere più famoso d’Italia): per tutto questo tempo Paolo Villaggio è stato Fantozzi.
E ha avuto compagni di viaggio d’eccezione, a partire dalla moglie Pina (interpretata fino al 1986 da Liù Bosisio e dopo quella data da Milena Vukotic) e dalla figlia Mariangela (Plinio Fernando fino al 1993, e negli ultimi due film da Maria Cristina Maccà), che lo accompagnano in ogni (dis)avventura. Ma la storia di Ugo Fantozzi è prima di tutto quella lavorativa, e quindi tre colleghi su tutti ci sono stati praticamente sempre, sia nel ruolo di amici che di antagonisti: il ragionier Filini, organizzatore di viaggi ed eventi sempre più disastrosi (Gigi Reder, la spalla di una vita), la signorina Silvani, impiegata che sfrutta le proprie armi di seduzione sul lavoro per scaricare la sua parte di lavoro sul povero Fantozzi (Anna Mazzamauro), e Luciano Calboni (Giuseppe Anatrelli fino alla sua morte nel 1981, e Riccardo Garrone per il film successivo, prima di mandare in pensione il personaggio).
Quello di Fantozzi è un metaverso abitato da tanti altri colleghi, superiori, personaggi che incrocia nella sua vita (il Mega Direttore Galattico, il Visconte Cobram che li costringe a una durissima corsa in bicicletta, Duca Conte Barambani, la contessa Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare, il fornaio Cecco, magnificamente interpretato da un giovane Diego Abatantuono, e molti altri). Tutti diventano parte dei momenti tragici ma esilaranti della sua vita, fatta quasi sempre di sconfitte lavorative e umane.
Quasi sempre, perché appunto non mancano sprazzi in cui Ugo Fantozzi alza la testa, spronato dalla voglia di farsi apprezzare dalla moglie. La partita a biliardo con il megadirettore Catellani, che progetta di perdere per entrare nelle simpatie del capo ma che invece vince, il Drago Rosso Rampante (interpretato da Luc Merenda) che batte in duello, grazie alla spada Excalibur, in Superfantozzi, o forse l’episodio più famoso di tutti, la reazione alla vista della Corazzata Kotiomkin, con lui come leader della rivolta.
Con Fantozzi, poi, accade una cosa unica nel panorama del cinema italiano: il personaggio fa ridere, certo, ma anche riflettere perché rappresenta un po’ tutti gli abitanti dello stivale. Goffo nei tentativi di approccio alla collega Silvani, di cui è infatuato (è notevole il lavoro di Anna Mazzamauro per rendere credibile ogni singola volta situazioni spesso simili fra loro), vittima di mobbing sul lavoro con tutto il suo gruppo ma incapace di sottrarvisi, con delle doti sportive a dir poco deficitarie e così via. Ma la cosa unica è che sia chi lo ama che chi lo odia, in realtà, fa parte della schiera di chi è stato rapito dal personaggio del ragioniere. «Come fa a piacerti? Non mi fa ridere, anzi mi mette tristezza» è una delle maggiori critiche: ebbene, la tristezza è appunto uno dei sentimenti che Paolo Villaggio vuole suscitare nel pubblico. Quindi, colpisce nel segno sempre, perché il personaggio funziona a 360 gradi. E, ormai, tutti noi siamo legati a Fantozzi, nel bene e nel male.