Due caratteri agli antipodi che si incontrano: nasce così un rapporto speciale tra un ragazzo introverso e una ragazza che sta morendo in Voglio mangiare il tuo pancreas.

Credo che una delle cose più difficili che mi sia capitato di trattare per lavoro sia stato questo film. Voglio mangiare il tuo pancreas è incomprensibile se non lo si vede e impossibile da spiegare a chi non l’abbia visto. Si tratta di un film d’animazione del 2018, uscito l’anno scorso nelle sale italiane e ora disponibile nel catalogo Netflix. È tratto dall’omonimo romanzo scritto da Yoru Sumino.

Sakura è una ragazza vitale e allegra: ha però una grave malattia al pancreas e sa che un giorno non troppo lontano morirà. Per questo vuole vivere al massimo la sua vita, rigetta i rapporti troppo appiccicosi e decide di fare amicizia con un ragazzo introverso che è nella sua classe. Questi, un giorno in ospedale, trova il diario della malattia di Sakura e la reazione di lui spinge lei a cercare di diventare amica del ragazzo. I due iniziano a trascorrere sempre più tempo insieme, fanno anche un viaggio in gran segreto, vanno a mangiare ovunque e tutti i compagni stanno loro addosso perché credono che stiano insieme. Sakura e il ragazzo (il cui nome si scopre verso la fine) però sono solo amici, anche se sono degli amici decisamente speciali, le cui personalità e i cuori finiscono per compenetrarsi.

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Il titolo prende spunto da una cosa che viene spiegata all’inizio del film: anticamente si credeva che mangiare la parte malata di un’altra persona che muore equivalesse a far vivere l’altra persona per sempre dentro di sé. Si tratta di un concetto chiave per capire la soglia della compenetrazione spirituale tra i due protagonisti, ognuno dei quali finisce per prendere qualcosa dall’altro, fino ad arrivare a una comprensione e a un’intuizione totale e reciproca.

È un po’ bizzarro. Voglio mangiare il tuo pancreas inizia proprio con il funerale di Sakura. Fin dalle primissime scene sappiamo che non sopravvivrà. Eppure mano a mano che il film va avanti lo guardiamo con occhi stupefatti, perché ogni dettaglio di questa pellicola è una sorpresa assoluta (che porta con sé il bisogno di usare tantissimi fazzoletti di carta, preparateveli per non restarne sprovvisti durante la visione).

Vorrei aggiungere altre osservazioni, ma sarebbero spoiler. Di solito li faccio su queste pagine, ma non credo che molti abbiano visto questo film in Italia. Vi dico solo che c’è un gioco di parole simbolico all’interno di Voglio mangiare il tuo pancreas: i giapponesi sono bravissimi con i significati nascosti dei termini e con le metafore (ma se avete mai letto Yukio Mishima lo sapete già) e per loro ogni sillaba è semplicemente magica.

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