Cinque anni fa scompariva mio padre. Scrissi questo testo tempo fa: è da ascoltare con i Beatles in sottofondo.
Il mio primo mangianastri l’ho ricevuto per il mio sesto compleanno. Era rosso, della Irradio. Ci mettevo dentro le cassette di Bimbo Mix, dove c’erano le sigle dei cartoni e le hit del momento. L’anno dopo ricevetti “Profumo” di Gianna Nannini, che ho consumato. E poi, dopo nastri e nastri, vuoti, da registrare con i dischi di Madonna, a 11 anni sono arrivati i Beatles. Erano tutti regali di papà, che aveva un negozio e vendeva queste cose – mangianastri, stereo, cassette vergini. La domenica, a pranzo, gli facevo sentire col mangianastri una sua cassetta di Peppino Di Capri. Conosco un sacco di canzoni di Peppino Di Capri, e la ragione è proprio questa. Poi a 12 anni è arrivato un walkman che non era esattamente made for walking, perché se ci camminavo il nastro si aggrovigliava. Poi a 14, papà mi ha regalato la prima tv tutta mia. La collegavo a un videoregistratore a carica dall’alto – che avevamo in casa dal 1982 circa – e mi vedevo i film pirata che le amiche avevano registrato da Tele+1. Quel videoregistratore è durato fino ai primi anni 2000, poi le testine si sono consumate definitivamente. Se riguardo tra le mie vecchie cose però forse c’è ancora il mio vecchio walkman, molto probabilmente la mia prima cassetta dei Beatles. Ci sono delle cose che sono fatte per durare, almeno nei nostri ricordi. Conserviamo il ricordo delle cose – io credo – non perché sono cose, ma perché ci rimandano alle persone. E mentre sono preoccupata in altro, non posso non pensare che papà se n’è andato in una notte così cinque anni fa. È stato come se i nastri di tutta la vita si fossero aggrovigliati di colpo, come nel mio vecchio walkman. E alla fine è questo che siamo, noi esseri umani, nastri da registrare. Non sappiamo quanti altri ancora ce ne siano nel nostro cassetto per la riserva, prima che escano fuori produzione. È per questo che vale la pena riempirli, ma mai con musica mediocre.