Ho visto tutta d’un fiato la terza stagione di Cobra Kai ed è terminata nell’unico modo possibile. (Il post contiene spoiler, non leggete oltre se non avete terminato la terza stagione).
Avete mai sentito parlare de Il viaggio dell’Eroe? Si tratta della teorizzazione relativa alle possibili trame che una narrazione può contenere. Le trame possibili, secondo lo sceneggiatore Christopher Vogler, sono infatti un tot e non più, esattamente come i personaggi che sono compresi in quella narrazione. Non mi dilungherò su queste possibilità, dato che le trovate perfino su Wikipedia, e quindi tornerò sull’argomento principale: la terza stagione di Cobra Kai.
Ora: Cobra Kai è una serie sequel di Karate Kid realizzata dapprima da YouTube e poi acquisita da Netflix, che la scorsa estate ha messo a disposizione le prime due stagioni sulla piattaforma. La terza stagione è arrivata relativamente presto, a meno di un anno dall’acquisizione, il che lascia presupporre che ci fosse almeno il girato pronto prima dell’esplosione della pandemia. Quello che vi so dire con certezza è che anche questa terza stagione è stata coerente con le aspettative.
Cobra Kai, come abbiamo appreso nelle prime due stagioni, parla del rovesciamento tra buoni e cattivi: mentre negli anni ’80, i confini tra i personaggi erano netti, stavolta le sfumature si moltiplicano e Johnny Lawrence, protagonista indiscusso interpretato dal poeta Billy Zabka (che, come Barney Stinson ci ha insegnato, è il vero Karate Kid).
La seconda stagione si concludeva con una megarissa in cui Miguel restava pericolosamente in coma e Robby, il figlio di Johnny, scappava da colpevole per il suo ferimento. Johnny è quindi di fronte al pubblico come un eroe shakespeariano: in attesa di rendere a qualcuno la sua libbra di carne, si ubriaca (tanto per cambiare) e butta via il suo smartphone, proprio mentre Ali, la fidanzatina del liceo che Daniel Larusso gli rubò, sta cercando di contattarlo.
Nella terza stagione l’incontro tra Ali e Johnny c’è. Anzi meglio: c’è un incontro tra Ali, Johnny e Daniel, a una festa natalizia, mentre il Cobra Kai sta devastando casa Larusso nel finale di stagione. Nel mezzo c’è la guarigione di Miguel, che avviene solo grazie a Johnny, che non è solo un eroe tragico, ma anche un genio comico in tutto ciò che fa, il percorso verso l’abisso di Robby e Tory, la capacità di Daniel di riprendere in mano i propri affari recandosi a Okinawa, la rinascita di Falco che, come tutti i Cobra Kai, ha ricevuto il lavaggio del cervello da John Kreese. È quest’ultimo il vero cattivo di questa stagione, quello che permetterà a Johnny e Daniel di allearsi e con loro gli studenti dei reciproci dojo.
Le cose notevoli sono due della terza stagione di Cobra Kai. La prima è la costruzione del cattivo John Kreese. Nelle precedenti stagioni abbiamo appreso come sia stato costruito il bullo Johnny Lawrence. Perché Johnny Lawrence è un bullo, ma non è propriamente un villain. John Kreese è il villain dai modi passivo-aggressivi, quello che come Donald Sutherland in Sorvegliato speciale risveglia un senso di giustizia nel pubblico. La storia di John Kreese viene servita allo spettatore nella terza stagione di Cobra Kai, ma quello che prova lo spettatore non è empatia verso di lui: John Kreese viene bullizzato, parte in Vietnam e la sua ragazza muore intanto in un incidente stradale. Viene rapito dai vietcong e costretto a una specie di Hunger Game con il suo malvagio e cinico caporal maggiore, che viene scagliato in una fossa piena di serpenti come in una fatality di Mortal Kombat. Eppure lo spettatore non prova pietà: il Vietnam è lontano, John Kreese non è un uomo traumatizzato come è per esempio John Rambo o il tenente Dan di Forrest Gump. Non è Soldato Palla di Lardo che non riesce più a distinguere a cosa serva la propria esistenza. John Kreese sceglie deliberatamente il male.
L’altra cosa notevole riguarda appunto l’alleanza tra Daniel e Johnny. Era abbastanza scontato che accadesse: nell’epopea di Gilgamesh, questi incontra Enkidu e i due lottano, ma alla fine della lotta diventano amici. Questa è una delle storie più antiche dell’umanità e continua a essere raccontata (anche in Cobra Kai) perché ha in qualche modo attinenza con la realtà. Nel mondo degli uomini che restano eterni ragazzi (non in quello delle donne che nei media è stereotipato o sublimato), la lotta è solo un passo verso una grande amicizia.
Qual è la mia previsione per la quarta stagione che probabilmente sarà l’ultima (a meno che Cobra Kai non la si voglia spremere allo sfinimento)? Nel torneo All Valley i Cobra Kai affronteranno gli allievi di Daniel e Johnny che si stanno allenando insieme: Tory affronterà molto probabilmente Sam, commetterà una grave scorrettezza e perderà, costretta ad ammettere che Sam sia stata migliore di lei. Un finale che abbiamo già visto in fondo, poco meno di 40 anni fa tra Daniel e Johnny, ma che troviamo in un certo senso rassicurante. Perché anche se al cattivo si vuole dare un passato (fatto di povertà, umiliazioni e perfino molestie sessuali), il cattivo non è il bullo, non può essere redento.