Una storia thriller con elementi pulp che ricorda i grandi film di questo genere, e quindi una novità assoluta per Zerocalcare, con l’esame pienamente superato.

di Paolo Merenda

Zerocalcare, nato fisicamente come Michele Rech ad Arezzo ma nato in tutti gli altri modi possibili a Rebibbia con il suo più famoso nome d’arte, è uno di quegli autori che matura continuamente da una storia all’altra. I suoi esordi, seppur notevoli, con La profezia dell’armadillo, dieci anni fa, rappresentano un mondo del tutto diverso da quello di Scheletri, la sua ultima opera uscita nelle ultime settimane del 2020.

Dieci anni “di disegnetti” messi a confronto nei suoi fumetti, ma un comun denominatore: la sua crescita personale (dai 27-28 anni dell’esordio ai quasi 40 di adesso) viene riportata senza fronzoli nei libri, senza edulcorare ciò che è, ciò che è stato e ciò che sarebbe potuto essere.

E lo fa con trame sempre più apprezzate: Scheletri è un thriller con tinte pulp, in cui si parla di droga, spaccio, eventi di violenza e microcriminalità e molto altro. Forse qualcosa che a Rebibbia, come in qualunque altro posto del mondo, è presente, ma mai era stato tutto raccolto in un solo lavoro. Le vicende partono nel 2002, quando un giovane Zerocalcare andava all’università con scarsi risultati, dopo l’incontro fortuito con il writer Arloc, dal nome della sua tag, durante il tragitto in metropolitana.

Arloc, che deve il suo nome ai capelli, simili a quelli di Capitan Harlock del famoso cartone animato, però nasconde un’indole molto violenta se si sente minacciato, e d’improvviso le battute brillanti di Zerocalcare si mescolano a scene di violenza del quartiere romano di Rebibbia. Il protagonista si ritrova un dito mozzato fuori casa (un po’ come l’orecchio di Velluto blu o sempre il dito in Interzona, si tratta di un topos abbastanza esplorato anche se con esiti sempre originali), e deve attendere 18 anni, il 2020, per scoprire tutti i tasselli di ciò che è successo durante uno scontro particolarmente violento.

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La cosa bella della produzione di Zerocalcare è che specialisti di settore hanno detto, volta per volta, «questo è il lavoro della maturità», salvo trovare quello dopo ancora più della maturità, e così via. Sarà la volta buona? Certo quel che accade a un amico storico del protagonista lo lascerebbe pensare, ma la verità è che la maturità non arriva mai del tutto.

Dai ragazzi ventenni che vanno al concerto al localino pieno di fumo, ai trentenni con qualche responsabilità in più, ai quarantenni che si ritrovano a crescer figli, tutto viene raggiunto passo dopo passo, quasi senza accorgersene. Il grande boom non è realistico, nemmeno la nascita di un figlio è un grande boom dato che all’inizio il neonato passa tutto il tempo a dormire o mangiare e solo crescendo aumentano le responsabilità, nonostante da fuori, per quelli che non vivono la quotidianità dei genitori, possa sembrare che sia arrivato. Appunto Zerocalcare è bravo a cogliere sia il pensiero di chi è fuori da certe tematiche, sia chi le vive dall’interno. L’immedesimazione sua e dei suoi personaggi arriva al cuore del lettore, che lo segue e ne apprezza le capacità. E, nonostante il forte rischio di essere smentiti col prossimo lavoro, questo, sì, sembra proprio il libro della svolta e della maturità.

E dire che, prima di leggere Scheletri, avrei puntato tutto su Dimentica il mio nome, sia perché fortemente autobiografico ma con dei piccoli particolari da fiction perfetti, sia per i risultati raggiunti (tra cui il secondo posto al Premio Strega sezione giovani) che attestano un apprezzamento trasversale che solo i grandi lavori sanno raggiungere.

Senza timore di smentita, si può invece dire che il ragazzo di Rebibbia merita il successo che sta avendo, anche con le attese di una serie tv che presto approderà su Netflix, con al fianco sempre il fedele amico armadillo.

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